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112 PROVINCIALE DEI CAPPUCCINI: 1768-1771 il 1771, scaduto da provinciale, il P. Adeodato non si interessera che eccezionalmente dei suoi frati 69 dei quali non pare si sia mai mostrato troppo entusiasta 1 º. Tuttavia i suoi sforzi furono in– dubbiamente buoni almeno nella sostanza, anche se non sempre inattaccabili nella forma. C'era del meritorio particolarmente nello stimolo al lavoro, allo studio, alla formazione pratica e coscienziosa. Mancarono invece, prescrizioni dirette, chiare, sicure che assicurassero la continuita ai suoi conati. E, soprattutto, quella lotta risentiva un po' troppo delle circostanze locali. Ancorché questa tentata riforma non possa percio considerarsi come un fatto completa– mente positivo, ci pare nondimeno accettabile la posizione di que– gli storici, che di essa ne hanno fatto un merito personale al Turchi, considerandolo propugnatore di una riforma degli studi nel suo ordine 71 • 4. I PERICOLI DELLA CORTE E IL CONVENTO DI FONTEVIVO. Dopo aver visto questi tentativi particolari di riforma re– ligiosa e culturale, ritorniamo ora alla nostra storia dei rappor– ti diretti e generali del Turchi con il Du Tillot. Sfruttando la rottura con la Santa Sede per condurre a ter– mine le riforme ecclesiastiche, il ministro aveva cercato di co– prire il tramonto dell'affare di Parma. Ma con il tramonto si profilava anche l'ombra del malcontento popolare e della sua caduta. Tanto piu che le nozze di Ferdinando di Borbone con l'arciduchessa Maria Amalia, nona delle figlie di Maria Teresa d'Au:. stria, portando l'influsso austriaco a Parma, significava il tota– le sovvertimento della sua politica borbonica. Entrata solennemente in Parma il 24 agosto 1769, l'esube– rante duchessa austriaca, seppe guadagnarsi ben presto molti alleati. La nuova sovrana non aveva certamente ricevuto dalla natura un carattere felice. Risoluta, impulsiva, persuasa d'aver dato prova di grande condiscendenza sposando un semplice du– ca, ella prese facile dominio sul marito, piu giovane di lei. Ma sero il giogo, ed ogni regola, ogni autorita disprezzata, si levaron la maschera per vivere a modo loro... » Op.compl. III, 75: Omelia sopra le autorita. 60 Appare, tuttavia, consultato da loro in ogni affare d'importanza (cf. Carn– pione di Prov. II, ff.104-lll.125-126.134-152.225-235) e gode la stima di « soggetto per altro di superiore abilita provatissimo », pur non concorrendo ad alcuna elezione (ivi, f.104). Cf. anche CERATI, Memorie, p.XI; PEZZANA, Memorie VII, 260. 70 Da guardiano del convento ili Parma scriveva, sia pure scherzosamente, al Cerati: « Vorrei tenere legati tra di loro questi animali, che si chiaman uomini: ma quando credo di averli aggiogati, egli e allora, che fuggono come buoi punti... Sono fatti cosi e né Assisi, né Bascio potra mutarli ». Ad A. Cerati: Parma, 5 ott. 1767. Coll.Lombardi, Colorno. · 71 Cf. PLACIDO DA PAVULLO, op.cit., 29; MELCHIOR A POBLADURA, Hi.,toria gene– ralis III, 253-254; LAZARO DE AsPURZ, 0.F.M.Cap., Manual de Historia Franciscana, Madrid s.a. [1954], 417.

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