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108 PROVINCIALE DEI CAPPUCCINI: 1768-1771 volle stare che tra i dottori. Ma i giumenti in quest'oggi han posto piede nel tempio e trattano i misteri ed amministrano la parola » 50 • Inveisce contro i religiosi che, mentre tutto il giorno infilano rosari, masticano orazioncelle, ripetono l'Ave Maria ad ogni bat– tere dell'ora, facendo affidamento su certe pratiche devote, tra– scurano invece i « doveri essenziali », cadendo in una marcia , e m pi a e d a b b omine v o1e s u p e r s ti z i o ne . E con questo s'incamminano, senza avvedersene, diritti all'inferno ! 51 Bisogna svegliarsi, lavorare, faticare. Occorre « studiar con impegno la cristiana morale, leggere libri utili e di soda pieta, assistere ai catechismi con vera brama di approfittarne, stare attenti alle pubbliche lezioni, scegliere confessori illuminati e dabbene, discorrere con frequenza dei nostri dubbi e vincere la ignoranza colla docilita e la sollecitudine di sapere » 52 • Il P. Adeodato leggeva negli occhi dei suoi frati la meravi– glia nel sentire per la prima volta un provinciale parlare sempre di studi, di lavoro, di occupazioni e d'impieghi, senza mai dire nulla dell'orazione 5 ª. Evidentemente, l'oratore non risparmiava i suoi sudditi, piu di quanto non avesse risparmiato l'uditorio dei pulpiti e delle corti italiane. Ma si puo per questo considerarlo un esaltato, un fanatico ? 54 Certo i lumi e i fumi :filosofici e l'avversione allo spirito ge– suitico, il quale dominava cultura e pieta, possono averlo eccitato 55 • Ma bisogna anche riconoscere che nonostante i generosi ten– tativi individuali di risveglio a cui abbiamo accennato parlando degli influssi dell'aria del secolo nei chiostri, e che potrebbero far credere ad un rifiorire generale di scienza e di vita spiritua– le tra le mura dei conventi, di fatto pero il problema dell'ag– giornamento per la stragrande massa dei frati restava ancora da formulare; eppure s'imponeva imperiosamente e in alcuni set– tori della vita religiosa in modo assai tragico. • 0 Seconda visita; I [discorso]. Sopra l'ignoranza, f.5, ms. in APC. 51 lvi, f.14. La seconda predica sull' Ignoran za recitata ai frati nel 1770 non e stata conservata. Dalle minute (APC, Minute e Schemi) appare pero chia– ramente che il cappuccino dovette insistere ancora contro la super s t i z i o ne, f i g I i a de 11' i g nora n za . Ecco, p.e., uno schema primitivo: « Ignoranti su– perstiziosi: fan male a sé. Ignoranti dottori: dicono cio che non sanno etc. Igno– ranti zelanti: questi fan male agli altri... ». 52 Ivi, ff.8-9. 53 Discorso secando su la fuga dell'ozio, f.10. 114 « Veramente la predica pare un po' troppo forte e se vogliam <liria come noi la sentiamo, pare anche esagerata un po' troppo; perché finalmente chi e di noi, che non abbia il suo uffizio e chi e di noi che non lo eseguisca? Come dunque trattarci da oziosi con si liberale :franchezza? Fratelli miet se la predica sia o no troppo forte, non saprei dirvelo, so bene che sara sempre inferiore al bisogno... ». Discorso secando su la fuga dell'ozio, f.13. ' 55 Da vescovo ribattendo le accuse fatte all'oziosita e inutilita sociale degli istituti religiosi che non si dedicano al ministero esteriore, il Turchi confessa con amarezza che il suo secolo ha ripetuto queste lagnanze con tanta insistenza che perfino i buoni son caduti ne] Jaccio senza punto avvedersene, cf. omelia diretta al suo popolo nel giorno di san Bernardo l'anno 1793, in difesa della vita contem– plativa. Op.compl. II, 121.

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