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I PRECEDENTI DELLA COLLABORAZIONE 75 ficia e della chiesa in genere. Per suo istituto la politica tende a trasformare in proprio strumento religione, fi.losofia, arte. II tra– passo fu quindi spontaneo e naturale. Tanto piu che, dopo un inizio incerto e dubbioso tra una politica ligia alla chiesa o una politica in largo senso laica e assolutista, il :Óu Tillot si sente spinto e trascinato decisamente dai collaboratori locali su que– st'ultima strada. Sprovvisto di preparazione tecnica per i pro– blemi di uno stato, il ministro doveva valersi necessariamente ora dell'uno ora dell'altro di questi suoi aiutanti. La collabora– zione paesana era percio inevitabile, anche perché gli veniva of– ferta prima ancora che la cercasse 16 • La tendenza riformatrice nel ducato di Parma ha pertanto inizio quando il Du Tillot, che voleva sinceramente il benessere del paese e la gloria del suo sovrano, incomincio a proteggere col- 1' ombra della sua potenza questi volenterosi collaboratori, tra i quali non pochi ecclesiastici. 11 rimanente del clero, la quasi to– talita, non oppose molta resistenza. Non perché contemplasse con compiacenza le innovazioni dalle quali era in fondo il piu. colpito, ma per una noncuranza deplorevole nella quale si quietava buona parte di esso 11 • Tuttavia nessuno dei collaboratori ecclesiastici, benché, de– ciso, era molto influente gerarchicamente. I vescovi di Parma, Francesco Pettorelli Lalatta, e di Piacenza, Pietro Cristiani, si fermarono infatti a relazioni di devota e cordiale amicizia col mi– nistro e con la corte 1 ª. La mancata fattiva collaborazione dei ve– scovi ha impedito cosl il trionfo della ideologia giurisdizionali– sta nel ducato. Pero, attorno al Du Tillot troviamo una falange di generosi aiutanti e di progettisti civili ed ecclesiastici. Gente spesso istruita, dotata di vivo senso della realta, aperta alle nuo– ve idee, zelante e attenta ai desideri del potente ministro e ispi– ratrice anch'essa di audaci riforme e provvedimenti. Si distin– guono tra essi: !'abate Antonio Ferloni, i preti piacentini Pietro Copellotti, Bartolomeo Casa,i e Carlo Gritti, il segretario Carlo Clerici, i consiglieri Antonio Verona e Luigi Bolla, il ligure Gia- 16 II conte Beltrame Cristiani, piacentino, ministro imperiale a Milano, aveva notato tale insufficienza gia ne! 1757, cf. BENASSI, Guglielmo Du Tilwt II, 2. Il Rota (G. Poggi e la formazione psicologica del patriota moderno, 4) riassume assai effi– eacemente la posizione del Du Tillot « assediato da una turba di volenterosi che gli apprestano memoriali, relazioni storiche, quadri statistici e lo premono da ogni lato per spingerlo entro la via delle riforme, alle quali forse non era ancora maturo il suo pensiero, né disposto il suo animo ligio alle vecchie consuetudini... ». Con minore fondamento invece suppone che anche il giansenismo di Parma, anteriore agli anni della « vera signoria » del Du Tillot, e che precorre di qualche lustro i1 portico pa– vese ed i ritrovi ricciani, abbia aiutato il ministro. lvi, 38. 17 B0S0NI, op.cit., ff.65-71; G. T0N0NI, Condizioni della Chiesa V, 111. 18 Cf. G. T0N0NI, Documenti intorno al dissidio tra Roma e Parma, estratto da Strenna Piacentina, Piacenza 1890; G. DREI, Notizie sulla politica ecclesiastica del ministro Du Tillot: sua corrispondenza segrP-ta col vescovo di Parma, in Arch.Storico Prov.Parm. n.s. 15(1915) 197-230; BENASSI, Guglielmo Du Tillot V, 64-72.124-130 e passim.
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