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72 COLLABORATORE DEL DU TILLOT: 1764-1768 no invece riconosciuti ai principi non per benevola concessione, ma per la pienezza della loro autorita 4 • E' certo, pero, che il giurisdizionalismo della corte di Parma, benché connesso nel suo sorgere con il gallicanesimo político del– la corte di Versailles, ha delle caratteristiche sue proprie, date dalle precedenti relazioni storiche fra il ducato e la Santa Sede 5 • L' affermazione stessa dell' autonomía statale nei confronti della. chiesa significa innanzi tutto pacifica e riconosciuta indipendenza dello stato da tali intromissioni e relazioni feudali. Per questo anche l'alto concetto della dignita sovrana, che viene « diretta– mente da Dio», affermato con una certa insistenza anche dal Turchi, ha un significato alquanto diverso da quello strettamente gallicano e apparentemente era meno fallace, ma implicava mol– teplici distinzioni, alle quali l'oratoria in genere e in particolare quella del nostro cappuccino, non era avvezza. Inoltre, altro particolare importante: nel ducato parmense primi ad accusare lo stridente contrasto tra i' bisogni del go– verno e, in definitiva, del paese e i privilegi e le ricchezze degli ecclesiastici, di tutt'altro che lieve peso economico, finanziario e' sociale, furono i giuristi e gli economisti locali. E furono ancora essi, abituati da tempo a contendere a Roma e all'impero il pos– sesso del loro paese, i primi a trarre vantaggio dalle nuove idee, che attorno al 1760 toccavano il loro vertice letterario e dot– trinaleª. Il divulgatore piu accessibile alle menti italiane e il piu dif– fuso della nuova mentalita fu indubbiamente il Giannone. Nella sua / storia civile del Regno di Napoli, vera bibbia del regalismo settecentesco, il dotto napoletano aveva mostrato con ardente passione le usurpazioni della chiesa sul potere civile. Cio che il Giannone diceva di Napoli, a ragione si poteva intendere di Par– ma, nelle stesse condizioni giuridiche nei riguardi di Roma. Na– poli e Parma saranno, infatti, uniti nella stessa lotta e nel 1767. alla vigilia del Mo ni to r i o d i P a r m a , il Turchi si fara. in certo senso mediatore tra le due corti borboniche 7 • • Cf. A.C. JEMOLO, Stato e Chiesa negli scrittori italiani del Seicento e Sette– cento, Torino, Bocea, 1914; S. PIVANO, Le dottrine giurisdizionaliste e gianseniste i11, Italia nel sec. XVIII, Lucca 1915; F. RUFFINI, Lineamenti storici delle relazioni fra, lo Stato e la Chiesa in Italia, Torino 1891. 5 G.S. MANFREDI, Per la storia del giawenismo, 809. 6 BENASSI, op.cit. V, 16-76. Giu&tamente il Bosoni (op.cit., ff.55) osserva che il loro giuridizionalismo « non investiva nessuna pregiudiziale religiosa e mancava. di quelle larghe idealita gianseniste tanto famose e negli anni posteriori, anche in Italia: giurisdizionalismo il loro, ben diverso da quello di Pistoia e del portico Pavese di un trentennio dopo.., Partono da uno stato di fatto economico finanziario spin– gendosi avanti per l'interesse del loro paese... >. Anche il Tononi, pur essendo rígi– damente conservatore, sembra dare importanza agli eccessivi privilegi e ricchezze del clero, piu ancora che a dottrinarismi, per spiegare il sorgere dello spirito di riforma. Cf. Coooizioni della Chiesa V, 110-111. 7 Non sembra che il Turchi leggesse il Giannone prima del 1761. II libro non mancava neppure nella biblioteca privata del ministro, come non mancava il De auctoritate Romani Pontifi,cis del Febronio, che il Du Tillot aveva acquistato nel marzo del 1764, sollecitato dal cappuccino smanioso di avere tra le mani quel libro
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