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AMICI DI TOSCANA, ROMA E GENOVA 67 di Firenze e la tipografia del Lami di Livorno, tacciandolo di tra– dimento o poco meno 1 "". Anche il carmelitano Sopransi, scoperto dal Degola, si muo– vera contro il Turchi ai cenni di questi individui. Percio le pre– dicazioni del 1765 e del 1766 segnano indubbiamente un vero con– tatto personale del cappuccino con il giansenismo italiano e pon– gono le basi di quell'equivoco che doveva dissolversi solo dopo il 1788. I soggiorni quaresimali erano del resto sufficientemente lun– ghi da permettere qualche cosa di piu di un semplice incontro o di una conoscenza occasionale. Cosl nel 1765 troviamo l'orato– re in Roma gia nel gennaio e solo nel giugno fara ritorno a Par– ma167, Nel 1767 di passaggio per Napoli, tanto nell'andata che nel ritorno sostera qualche giorno a Roma per rivedere gli amici. Questi incontri e queste relazioni, ignorate finora dai biografi, hanno senza dubbio agevolata la fama di un Turchi giansenista e fautore di giansenismo, come l'hanno agevolata ancor piu le vicende degli anni tra il 1767 e il 1771, che vedremo piu avanti, nelle quali il cappuccino fa apertamente causa comune col giurisdi– zionalismo. Qui a noi non interessa ora che il solo accenno agli amici allo scopo di studiarne il carattere: cosl nel 1767 durante la predicazione alla corte napoletana il Turchi sa trovare buona com– pagnia nell'atmosfera riformastica del Tanucci e del Genovesi; nel 1768 predicando a Bologna gode della piu intima stima e ami– cizia presso il cardinale Malvezzi, arcivescovo della citta, nemico dichiarato dei gesuiti1 68 ; dopo la caduta del Du Tillot, mentre se– guira con dispetto i progressi della restaurazione, continuera a trovare conforto nell'amicizia del Paciaudi, del Bodoni, del conte di Firmian, di Isidoro Bianchi, di Antonio Cerati e di altri che vedremo a suo tempo. L'amicizia che meglio d'ogni altra rivela pero i segreti punti di contatto e di attrazione che esistono tra la psicología del cap– puccino e quella degli illuministi, e quella col filosofo francese Duelos. 166 A tutti sembro che il cappuccino, dopo avere amoreggiato coi giansenisti, diventando vescovo rinnegasse le idee- giovanili per assumere un contegno conserva– tore e codino, e Jo considerano un traditore, o poco meno, della bu o na e a usa . Ma allora, vedremo, che il vescovo insorgera a difendere la propria coerenza e fedelta da un capo all'altro della vita all'ideale di devozione all'autorita della chiesa. E' certo comunque che gli amoreggiamenti e i rl:\pporti, innegabili, con questi teo!ogi giansenisti dovettero essere estremamehte riservati e prudenti, se non hanno lasciato altra traccia al di fuori di quella sdegnata protesta dei vecchi amici. 167 Pisani al Boschi: Parma, 12 giugno 1765. Arch.Vesc.Piacenza, cart.1765 (Turchi e appena tornato al suo convento). 168 Questo lo vedremo trattando delle riforme ecclesiastiche neg!i anni 1767- 1768. - A Napoli il Turchi si lego con particolare amicizia al dotto Francesco Da– niele. Il Turchi « e mio amico di 18 anni », scrive il napoletano al Marini, da Por– tici il 2 maggio 1789, Bibl.Vat., vat.lat. 9047, f.96. Ottimi i rapporti Affo-Daniele– Turchi, ma i loro carteggi sono molto dispersi. Cf. PEZZANA, Memorie VII, 262; e Memorie del Turehi, f.VI, ms. PBP; BELLINI, Intorno alla vita... di A. Turchi, 244.
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