- 86 - m10, che l'ammiravo e di quella infinita moltitudine che l' udiva.... » ( I). Il segreto, che adoperò il • P. Girolamo per acquistare un così grande ascendente sui suoi uditori, non deve ri– cercarsi tanto nella applicazione delle regole dell'arte orato– ria alle sue prediche (sembra difficile si possa essere perfetti oratori insieme e perfetti predicatori) quanto piuttosto nella assidua contemplazione delle verità eterne, che doveva poi predicare agli altri, e nella pratica scrupolosa delle più ardue virtù apostoliche, e specialmente dell'umiltà, spinta fino al disprezzo di sè medesimo. Questa umiltà lo teneva lontano da quella Corte alla quale predicava, e dagli eminentissimi uditori, a nessuno dei quali si permise di fare visita, quantunque .fosse da loro non solo amato, ma anche venerato. Essa lo spinse costantemente a rinunziare la stessa dignità Cardinalizia, più volte offertagli dai Pontefici. E sebbene egli si indusse ad ac– cettare le cariche dell'Ordine, da quella di Guardiano a quella di Definitore e Procuratore Generale, pure egli ne rifuggì sempre. e solo l' ubbidienza potette costringerlo a piegare il collo al giogo della superiorità. Osservatore della professata regola fino allo scrupolo, fu sempre tenacissimo nel rinunziare a quei privilegi, che provenivano dalla sua nobile carica, ed anche sotto pioggia dirotta si vide sempre andare a piedi nudi per compiere il suo ufficio di predicatore. Senza dubbio fu la pratica di questa virtù che gli atti~ rava l' ammirazione e la venerazione delle più alte persona– lità; e fu questa virtù che spinse il Sommo Pontefice (1 ) lbid. Pag. 31L

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