154 - Si vuole che nella Quaresima precedente (1820) avesse inveito con uno zelo, che potrebbe chiamarsi imprudenza, contro dei Vescovi Francesi, che non sapevano indursi a tornare a risiedere nelle loro diocesi. Questo zelo spinto gli aveva alienato l'affetto del Papa, il quale per questo ap– punto si mostrò così facile ad accordarsi col desiderio· del Cardinale Mattei, il quale, a sua volta, forse appunto per questa predica, aveva insistito perchè si rimovesse dall' ufficio di Predicatore Apostolico. Comunque sia, il P. Generale fece con belle maniere avvertito il P. Giuseppe di ciò che era accaduto presso il letto del defunto Cardinale e di ciò che era seguito nella udienza accordatagli dal Pontefice. Il povero Padre rimase assai umiliato, e non sapeva capacitarsi specialmente del mutamento del Papa a suo riguardo. Chiese ed ottenne immediatamente udienza dal medesimo. Dopo l'udienza si ripresentò al Generale e le prime parole che gli rivolse furono queste: Portio mea Dominus, Dominus pars hereditalis meae. Informò quindi, di avere pregato il S. Padre di permettergli di predicare nell'Avvento seguente, per il quale si era già preparato, ma ·che il Papa non aveva creduto conveniente esaudirlo. Lo aveva però benignamente ascoltato in una altra domanda avanzata, cioè di potersi recare in Palestina a venerare i Luoghi Santi. Finì così il ciclo di Predicazione Apostolica di questo Padre, il quale, non ostante la troppa stima che aveva di sè stesso, aveva delle ottime qualità, e dopo il suo viaggio in T er– rasanta, dimenticando totalmente il passato, seguitò nel mi– nistero della Predicazione con grande frutto delle anime, preferendo l'evangelizzazione dei popoli in campagna, alla predicazione nelle grandi città. •Roma lo aveva disingannato.

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