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EL « BREVE DISCORSO » DE JUAN DE FANO 39 Continuando el argumento, advierten acerca del uso de las cosas, permitido a los frailes menores: Discorso Li Frati .Minori prometteno poverta non solo in non havere alcuna cosa de proprio, ma etiam ne l'uso povero de le cose necessarie. Et dove e la superfluita et l'uso abundante non e la poverta [ ...]. Et se non fossemo te– nuti a la poverta ne l'uso, ma solo a non aver de proprio, porissemo haver l'uso opulento et riccho (come hanno 1i ricchi del mondo) et haver vigne et campi, pur che la proprieta non fosse nostra, ma de altri. La qual cosa e falsissima (449). Dialogo Dico e tengo che promettemo po– verta, la quale consiste in non havere alcuna cosa di proprio, e nell'uso stretto, parco e povero delle cose ne– cessarie come tutti li Dottori dicono, e dove e la superfluita non e la po– verta [...]. Onde se fussimo tenuti solo di non haver di proprio e non alla poverta nell'uso delle cose, potres:simo haver l'uso opulento e ricco come han– no li ricchi e nobili del mondo, et ancho delle vigne, campi e simili, pur– che la proprieta non fusse nostra ma d'altri, la qual cosa, e absurda et fal" zissima (c. 1, 49). También en el uso de las cosas puede el fraile menor ejercer un acto de propiedad. Este se da: Discorso Proprieta ne l'uso e quando un frate tene una cosa a sua posta, et non vol che altri possa operarla, se non lui et chi a lui piace; il che e acto de pro– prieta et a noi prohibito. Et de questo e segno, ut plurimum, inchiavar le celle, capse, studii, o vero scabelli et simile. Li frati antiqui haveano in comune tutte le cose a loro necessa– rie, et li breviarii (451). Dialogo Quando un frate tiene o usa una cosa in tal modo che non vole che alcun possa operarla, se non lui et a chi a lui piace, questo e haver pro– prieta nell'uso, la qual cosa e a noi prohibita, e chi la fa e proprietario; e di questo e segno (ut plurimum) in• chiavare le celle e casse, etc. Altri hanno panni [...]. Li antichi haveano tutte le cose a loro necessarie in com– mune, etiam li Breviarij (c. 1, 54). Y prosiguen ambos escritos proponiendo· cómo debe ser este simple uso de las cosas, concedido a los seguidores de san Francisco. Discorso Tanto per la intention de la Regula et de S. Francesco, quanto per Ni– colo 3 et Clemente 5 circa finem, semo tenuti a l'uso de facto povero, arcto et strecto; et non de tutte le cose, ma de le necessarie alla sustentation de Dialogo Tanto per la intention della Regula et di S. Francesco, quanto delli Sommi Pontefici Nicolo 3° nel § Porro, e Cle– mente 5° circa il fine 36, Dico che li Frati per la loro professione sono te– nuti all'uso de facto pavero e stretto, 36 Esta frase responde a la pregunta Semo noi tenuti all'uso arto e stretto delle cose o non? (Dialogo, 54).

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