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660 FIDEL ELIZONDO nanza dei conventi rispetto alle città, con il fine di offrire ai secolari i servizi spirituali m; la questua dei frati per i poveri 273 bi•; l'assistenza agli appestati 273 ter; l'orazione dei fratelli durante il capitolo, perché tutto si risolva per l'utilità della chiesa 274 ; l'importanza della predi– cazione nell'ordine a profitto spirituale dei fedeli 275 ; la vita mista (contemplazione-azione), come sistema di attuazione sacerdotale ed evangelica 276 ; la salvezza del prossimo e la gloria di Dio, come agglu– tinante del pensare, conversare ed operare del frate minore 277 ; la fa– cilità per andare in missione, con il fine di lavorare tra gli infedeli 278 • Da tutto questo si dimostra che la vita eremitica, come sinonimo di allontanamento totale dal mondo, i cappucini mai l'accettano come istituzione, anche se c'è da dar risalto all'importanza che danno alla contemplazione, senza che ciò impedisca loro di rimanere sempre molto vicini al popolo, con il fine di assisterlo nelle necessità spi– rituali e materiali. 2. Costituzioni del 1552. Seguendo la traiettoria degli statuti del 1536, quelli del 1552 ci mostrano la vita cappuccina ricca degli stessi ideali, come nei primi tempi dell'ordine: identici desideri di minorità, di povertà, di frater• nità e di coesistenza della contemplazione e dell'apostolato esterno. Però ci offrono anche la possibilità di comprovare realmente l'evo– luzione sperimentata nell'esistenza quotidiana dei religiosi. Le mete tracciate dai legislatori del 1536, eroiche in molti aspetti, forse ec– cessivamente idealiste in altri, acquistano un maggior equilibrio e si accomodano meglio all'organizzazione di una famiglia religiosa molto piu florida nel 1552. Gli esempi non sono pochi, poiché nella stessa legislazione si sopprimono certe norme caratteristiche della prima generazione cap~ 273 Id., n. 77. Z73bis Id., n. 85. Z73ter Id., n. 89. 274 Id., n. 109. 21s Id., n. 110-113. 276 Id., n. 114, 120. 277 Id., n. 141. Z78 Id., n. 143. « Non stimino li Prelati la paucita de Frati ne dogliansi per la partita de boni, ma gettando ogni loro sollecitudine et affanno in quello, el quale ha continua cura di noi, in tutte le cose faciano secondo ditta el spirito de Dio, et con la charita, che niuna cosa fa male, disponghino il tutto» (Id., n. 143).

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