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5) La acceptatio, nella comunione fraterna del monastero. Prima il nuovo professo si prostra per terra, raccomandandosi alla carità dei fratelli, e la comunità prega per lui col canto delle litanie dei santi, a cui seguono alcuni versetti ed orazioni. Subito dopo avviene la vestizione, che nella in– tenzione di san Benedetto indica la relazione espressa di questa incorpora– zione nella società monastica. Il rito è servito di modello per l'attuale vesti– zione all'inizio del noviziato. Già fatto monaco, il professo riceve una bene– dizione dell'abate, a cui segue l'osculum pacis, col quale tutti i monaci lo riconoscono per fratello. Segue il versetto Confirma hoc, Deus, quod opera– tus es in nobis, i salmi Magnus Dominus, ed Ecce quam bonum, con alcune orazioni. Il professo è condotto dall'abate e dal decano al posto che gli spetta nel coro 4 • Con la riforma cistercense s'introduce nel rito benedettino la professio in manus. Però prima era stata adottata dai canonici regolari. Uno dei testi– moni più antichi è quello di una certa donazione del Vescovo Ugo a quelli della chiesa di san Giorgio di· Grenoble, nel 1804: « Fratribus... qui in manu nostra saeculo abrenuntiaverunt et sub canonica professione decreve– runt servire » 5 • Nel secolo XII la propagarono gli istituti di nuova fondazione, che se– guivano la regola di Sant'Agostino, specialmente i canonici regolari di San Vittore ed i premonstratensi. Da principio la promissio in manus si faceva quando il candidato veniva ammesso al noviziato. Lo schema più comune era questo: Il canditato è condotto davanti al capitolo. Si prostra in terra e l'abate gli dirige la domanda rituale: - Quae est petitio tua? (« petitio » ha già un senso diverso). Il candidato risponde: - Dei misericordiam et vestram societatem requiro (San Vittore). Oppure: - Misericordiam Dei et vestram (Premonstratensi, Cistercensi). Il candidato si alza e ascolta l'esortazione dell'abate, il quale gli domanda se è disposto ad abbracciare la vita che gli si propone. Rice– vuta la risposta affermativa, l'abate aggiunge: - Dominus sic tioi haec amnia implere concedat, ut ad vitam aeter– nam pervenire possis (San Vittore). Oppure: Qui cepit in te, Deus, ipse perficiat (Premonstr., Cisterc.). La comunità risponde: - Amen. Il candidato s'inginocchia davanti all'abate, et ambas manus suas, iunctas simul ponit in manibus illius. L'abate gli domanda: - Prater, reddis te Dea ad serviendum ei in societate et obe– dientia congregationis huius et ad tenendam vitam canonicam... ? 4 E. Martène, De antiquis Ecclesiae ritibus, II, 165-168; IV, 646-654; I. Zeiger, I'rofessio super altare, in Analecta Gregoriana VIII, Romae 1936, 181-185. s Ch. Dereine, Vie commune, Règle de St. Augustin et chanoines réguliers au XI siècle, in Rev. Hist. Ecc!. 41 (1946) 379.
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