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Res, si quis habeat, aut eroget prius pauperibus aut, facta solemni– ter donatione, conferat monasterio, nihil sibi reservans ex omnibus, qmp– pe qui ex illo die nec proprii corporis potestatem se habiturum scit. Mox ergo in oratorio exuatur vestibus propriis, quibus vestitus est, et induatur rebus monasterii 1 • Tale è lo schema entro il quale si sarebbe formata la liturgia mona– stica della professione, che non fu uniforme in tutti i monasteri benedettim. Fondamentalmente passerebbe, nel secolo XII, all'Orda ad faciendum mo– nachum del Pontificale Romano e molti dei suoi elementi sono giunti a noi nei rituali degli Ordini mendicanti. San Benedetto non fa menzione della Messa. Quello che conta è l'altare, e con l'altare le reliquie dei santi e la testimonianza dell'abate, alla cui pre– senza deposita la « petitio ». Non è difficile vedere in questo una grande somiglianza con il sacramentum per mezzo del quale il soldato si incorpo– rava alla milizia. San Benedetto concepiva il monaco arruolato nelle file della milizia di Cristo giorno e notte, « militans sub regula vel abbate » 2 • Però, almeno dal secolo VIII, si fece generale nei monasteri l'unione del rito della professione con la celebrazione della Messa, o da principio, come si faceva a Farfa e Cluny, o prima del vangelo, o più comunemente all'of– fertorio. Il rito completo constava delle seguenti parti: 1) La perquisitio conventus, in cui la comunità esprimeva il suo ps,– rere sulla idoneità del candidato, e la perquisitio professuri, che si faceva in forma dialogata di reminiscenZ,il battesimale (la professione « nuovo bat– tesimo » fu un'idea molto comune nell'epoca monastica) 3 • Alla domanda del– l'abate: Quid petis?, rispondeva il novizio manifestando il suo desiderio di rinunciare al mondo e di obbligarsi alla conversio morun sotto l'obbedienza; l'abate gli dirigeva una esortazione facendogli vedere le esigenze della vita che voleva abbracciare. Questo rito preparatorio aveva luogo nella sala capi– tolare. 2) La promissio o formula di professione, che il novizio leggeva a voce alta durante la Messa davanti all'abate. 3) La petitio scritta, cioè l'atto autentico, debitamente firmato, che il professante depositava sopra l'altare con le sue mani. 4) La commendatio, termine che corrisponde al senso feudale che con l'andar del tempo si dette all'antifona che, secondo la regola, intonava il professante nel depositare la « petitio »: Suscipe me, Domine... È il mo– mento più solenne, in cui tutta la comunità si unisce al canto, ripetuto tre volte. 1 Benedicti Regule. Ed. R. Hanslik, CSEL 75, Vindobonae 1960, 136s. 2 Reg. c. I, I. Sul senso militare di petitio, petitor, e sul giuramento militare chiamato sacramentum cfr. Forcellini, Lexicon totius latinitatis, III, 694s; IV, 185. 3 Sul tema professionale == secondo battesimo cfr. F. Vandenbroucke, La pro– fession, second baptéme, ne La Vie Spirituelle 76 (1947) 250-263; M. Steinheimer, « In novitate vitae». Die theologische Aussage der kircfiichen Riten iiber den Orden– stand, in Wissenschaft und Weisheit 19 (1956) 173-186; Oktavian von Rieden, Die heilige Profess - eine zweite Taufe, in St Fidelis 48 (Luzern 1961) 105-138.

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