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La professio super altare, che generalmente si fa al momento del– l'offertorio della Messa. Fu introdotta in occidente con la regola di san Bene– detto e si considera tipicamente monastica. Esprime il carattere di consacra– zione della vita religiosa, concepita co:ne una oblazione santificata dall'altare e radicata, per cosi dire, in esso, e nel medesimo tempo la relazione con la azione eucaristica. 2) La professio in manus, che può svolgersi anche fuori del luogo sacro. Si diffuse nel secolo XII ed è da mettersi in relazione al simbolismo proprio del contratto feudale. È peculiare degli Ordini religiosi mendicanti che hanno la loro origine nel Medioevo. Il rito pone in rilievo soprattutto, la donazione personale, che consiste principalmente nell'abbandono alla pro– tezione divina mediante la povertà assoluta. 3) La professio super hostiam, che si svolge prima di ricevere la co– munione eucaristica, nel momento in cui il sacerdote presenta l'ostia consa– crata. Pare che derivi l'origine simboli::a dal giuramento praticato in qualche Ordine militare, e molto radicato nella tradizione spagnola. Fu introdotto da sant'Ignazio di Loyola ed oggi si trova in vigore, non solo nella Compagnia di Gesù, ma anche nella maggior parte delle congregazioni moderne. Il senso è chiaro: si tratta di rendere sensibile la presenza di Cristo, testimonio di grande eccellenza, ed anche di offrire al candidato l'idea della professione come unione personale con Lui e come promessa di fedeltà individuale del professante. È evidente che ciascuna di queste tre formule rappresenta un'epoca di spiritualità chiaramente caratterizzata. Nella prima vi è un riferimento più diretto al mistero ecclesiale; nella seconda vediamo il simbolo che predo– mina, come in tutta la religiosità medioevale, che ama imprigionare in gesti e nozioni le realtà invisibili; la terza, espressione di una pietà fortemente individuale, tende a captare, quasi sperimentalmente, quelle stesse realtà. 1. lL RITO DELLA PROFESSIONE PRIMA DI SAN FRANCESCO. La regola benedettina lasciò stabilito in questi termm1 il rito della pro– messa pubblica del monaco, considerato atto dopo il tempo della prova: Suscipiendus in oratorio coram omnibus promittat de stabilitate sua et conversazione [conversione secondo una variante molto comune] mo– rum suorum et obedientia coram Deo et sanctis eius, ut, si aliquando aliter fecerit, ab eo se dammatum sciat, quem inridit. De qua promissione sua faciat petitionem ad nomen sanctorum, quorum reliquiae ibi sunt, et abbatis praesentis. Quam petitionem manu sua scribat; aut certe, si non scit litteras, alter ab eo rogatus scribat; et ille novicius signum faciat et manu sua eam super altare ponat. Quam dun imposuerit, incipiat ipse novicius mox bune versum: Suscipe me, Domine, secundum eloquium tuum et vivam, et non con– fundas me ab expectatione mea (Ps. 118, 116). Quem versum omnis congregatio tertio respondeat, aé.iungentes: Gloria Patri. Tunc ille frater novicius prosternatur singulorum pedibus, ut orent pro eo; et iam ex illa Bora in congregatione reputetur.

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