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« coram communitate religiosa, in ecclesia, convenienter infra missam post evan– gelium, vel post missam... ». La cerimonia inizia con l'antifona O Patriarcha pauperum, Francisce... Si dice il Veni Creator, il versetto Emitte Spiritum tuun... e le orazioni Actiones nostras..., e Da quaesumus, Domine, famulum tuum... Il professante recita il Confiteor e riceve l'assoluzione dal celebrante. Segue la professione con la formula usuale cambiando solo ad triennium (o altra espressione secondo il caso). Dopo si canta il salmo Ecce quam bonum, seguito dai versetti Confirma hoc, Deus... , Salvum fac ... Nihil proficiat... , Do- mine exaudi... , con le orazioni Deus, qui corda fidelium ... ; Deus qui per coaternum Filium tuum... ; Domine Iesu Christe, qui es via... Finita la Messa, nella quale il professante si comunica, si canta il Te Deum, durante il quale ha luogo il saluto ai fratelli. Si termina coi versetti Benedicamus Patrem et Filium... Ora pro nobis...; Concede...; Deus, qui Ecclesiam tuam... 76 • Il rituale dei conventuali stabilisce, come quello degli osservanti, di fare la professione solenne, « pro actus gravitate, infra missarum solemnia cele– bretur... ». Inizia ugualmente con l'antifona O Patriarcha pauperum... Il cele– brante rivolge l'invito all'orazione comunitaria Oremus, fratres adstantes caris– simi, poi Kyrie, eleyson. Christe, eleyson. Kyrie, eleyson. Pater noster... ; i ver– setti Salvum fac... , Mitte ei, Domine..., Nihil proficiat..., Domine, exaudi..., con l'orazione Deus, qui non vis mortem peccatoris... Quindi inizia la Messa. Cantato il vangelo, il celebrante fa l'esortazione. Si canta il Veni Creator col versetto Emitte... e le orazioni Actiones nostras... Propitius, Domine, bune fa– mulum tuum sanctifica... Il professante recita il Confiteor e prosegue il resto della cerimonia quasi esattamente come nella professione semplice. Dopo la Messa segue il Te Deum e si termina con la benedizione di san Francesco 77 • Fra i cappuccini è stata mantenuta la sobrietà tradizionale. La professione seguita ad essere una cerimonia che, anche se realizzata tutta in luogo sacro, di per sé, non ha relazione con la Messa né con l'altare come tale. Il rito è uguale sia nella professione semplice, come in quella solenne, con l'unica differenza che nella prima viene sostituita la clausola « toto tempore vitae meae » da quella corrispondente, secondo il caso 78 • Il superiore che riceve la professione, con semplice cotta e stola, accompagnato da due testimoni, si siede davanti all'altare e rivolge una esortazione al professante in ginocchio. Si canta il Veni Creator, seguito dal versetto Emitte Spiritum tuum e l'orazione Actiones nostras... Poi si svolge la professione nella maniera con– sueta. Il superiore dà la pace al professante. Al quale viene tolto il capperone, distintivo del noviziato, e s'intona il salmo Ecce quam bonum... , durante il quale ogni religioso viene a dare al professo l'abbraccio di pace. Si dice poi il versetto Confirma hoc, Deus... e le orazioni Deus, qui corda... ; Deus, qui per coaeternum... ; Domine Iesu Christe, qui es via... ; Sancte Spiritus, qui te 76 Rituale Romano-Seraphicum Ord. Fr. Min. Conventualium (Vat. 1942) 7-13. 77 Ibid. 14-20. 78 È risaputo che il termine latino solemnis non corrisponde alla versione volgare di solennità come modo, ma denota il carattere pubblico ed inviolabile di un atto giuridico. Questo termine, applicato dall'antichità alla sola professione religiosa, è rimasto ora alla professione perpetua per indicare in particolar modo la « perpetuità ». Niente impedisce, quindi, di dare alla prima professione maggior vistosità, renden– dola più « solemne », come suol farsi.

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