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bra che nel secolo XVIII tutto il rito si svolgesse gia in chiesa, ed aveva inizio col canto dell'antifona O Patriarcha pauperum, Francisce: tuis precibus auge tuorum numerum in caritate Christi, quos cancellatis manibus caecutiens, ut moriens Iacob, benedixisti, mentre il professante s'inginoc– chiava davanti al superiore. Seguiva il Veni Creator, ecc. Si ometteva l'ora– zione allo Spirito Santo: Sancte Spiritus, qui te Deum... , senza dubbio per evitare ripetizioni, dato che poco prima si era recitata l'orazione Deus qui corda fidelium ... E si aggiungeva la rubrica di un atto che, senza dubbio, si praticava già, anche se non aveva nome: « Interim [durante il canto del Te Deum] magister novitiorum conducat professum ad fratres salutandos gradatim » 68 • Riguardo al modo di fare la professione nella riforma dei cappucctnt abbiamo la prima descrizione nell'opera De sacris ritibus, compilata da Zac– caria Boverio per ordine del generale Giovanni Maria di Noto 69 • Le differenze dal rito delle altre famiglie francescane sono di poco conto. Convocata la comunità in re/ettorio - che serve tra i cappuccini come sala capitolare - il superiore domanda al novizio, inginocchiato nel mezzo, che cosa chiede. Il novizio risponde: Peto ad professionem admitti. La comunità si trasferisce in chiesa. Il superiore, « gravi sermone » mostra al novizo la serietà della pro– messa che sta per fare, l'austerità e le difficoltà inerenti alla vita religiosa. Il novizio promette di nuovo in omnibus stabilitatem. Segue il Veni Creator coi versetti e le orazioni Deus, qui corda fidelium ... ; Concede nos, famulos tuos... ; Deus, qui Ecclesiam tuam... ; Actiones nostras... Il superiore, seduto, « omnia vota novicii in solenne hoc religionis votum commutet ». Il novizio si avvi– cina e « utrasquc palmas supplices ad coelum cxtcndcns et intcr superioris manus includcns, vultu menteque ad Dcum ercctis, toto cordis atque animi affectu, claris et apertis verbis, professionem emittat... ». Segue il canto del salmo Ecce quam bonum durante il quale « noviter professus, chorum ingre– diens, ab omnibus accipiat osculum pacis ». Segue poi il versetto Confirma hoc, Deus... ; e le orazioni Deus, qui corda fidelium ... ; Deus, qui per coaeter– num Filium tuum... ; Domine Iesù Christe, qui es via... : Sancte Spiritus, qui te Deum... 70 • Qui si distinguono chiaramente due tempi. Il primo, di tipo capitolare, ha luogo in refettorio e consiste nell'ammissione ufficiale da parte della comu– nità. Questo atto sussiste ancor oggi nella consuetudine praticata in molte province; in esso il novizio chiede la grazia di essere ammesso, davanti a tutta la comunità, il giorno prima della professione. Il secondo, la professione propriamente detta, avviene in chiesa, davanti all'altar maggiore, senza però alcuna relazione con la Messa. Ad ogni modo è interessante l'interpretazione data al gesto delle mani giunte come espressione 68 Consti!. Urbanae, Venetiis 1741, 362-366; G. Vipera, Breve istruzione sopra la Regola... per i novizi... dei Minori Conventuali, Faenza 1780, 206-211. 69 De sacris ritibus iuxta romanam regulam usui Fr. Min. s. Francisci qui vulgo Cappuccini vocantur accommodatis, Neapoli 1626, 380-385: De novitiis ad professionem admittendis. L'anno seguente il libro fu messo all'Indice « donec corrigatur ». 70 Finisce: « Et alia, ut in fine huius ritualis », appendice che non compare nell'esemplare consultato.

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