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si mantenne la parte fondamentale del rito della professione fuori del luogo sacro. Così appare nei rituali e cerimoniali dei secoli XVII e XVIII: 1. Giunto il giorno, il novizio, dopo aver fatto alla vigilia la confes– sione sacramentale, al mattino riceve la santa comunione. 2. Col suono della campana i religiosi vengono convocati a capitolo. Il superiore, seduto, fa al novizio le domande usuali. Dopo aver ricevuto dal novizio stesso la risposta positiva, gli rivolge una conveniente esortazione. 3. Il superiore, inginocchiato, intona il Veni, Creator, Spiritus, a cui segue il versetto Emitte Spiritum tuum e l'orazione Actiones nostras... 4. Stando seduto, il superiore, riceve la professione del novizio nella forma d'uso; può dire la formula da solo oppure ripeterla con il superiore o anche leggerla da un formulario scritto. Il superiore aggiunge Et ego, ex parte Dei... 5. Subito dopo si canta in « sesto tono» Ecce quam bonum et quam iucundum... Intanto il superiore toglie al novizio il capperone, « probationis signum ». 6. Terminato il salmo, si canta il versetto Confirma hoc, Deus... Il sacerdote recita le orazioni Deus qui corda fidelium ...; Deus, qui per coaeternum Filium tuum...; Domine Iesu Christe, qui es via...; Sancte Spiritus, qui te Deum ac Dominum... 7. S'intona il Te Deum laudamus. « Et per claustrum, ordine proce– dentes, ad ecclesiam revertentur ». 8. Terminato l'inno ambrosiano, seguono i versetti Confirma hoc, Deus... ; Post partum, Virga ... ; Ora pro nobis, beate Pater noster Francisce... ; e le orazioni Adsit nobis... ; Concede nos famulos tuos... ; Deus, qui Ecclesiam tuam... ; Dominus vobiscum. I cantori: Benedicamus Domino. Il superiore be– nedice il professo e i presenti con la formula Benedica! vos... 64 • Nelle province italiane si seguiva alla lettera questo rito, che troviamo riprodotto anche nei rituali successivi 65 . Però nel ramo dei riformati, dopo esser stata fatta nell'atto capitolare la parte introduttiva con l'interrogatorio sulle serie disposizioni del novizio, e dopo aver ricevuto da questo la richiesta di voler « obbligarsi alla stretta e pura osservanza della regola », la comu– nità si dirigeva in chiesa, ed ivi, davanti all'altar maggiore, si svolgeva la cerimonia propriamente detta 66 • Tra i conventuali il cerimoniale era esattamente come quello degli osser– vanti nel secolo XVII. Tutto avveniva in sacristia ve! capitulo; infine, can– tando il Te Deum, la comunità andava in coro, dove si terminava con le ora– zioni finali e la benedizione del superiore o dell'ebdomadario 67 • Sem- 64 Chronol. Hist. Legalis I, 498s. 65 Cfr. Giorgio Placho, Regola e Testamento... con alcune espositioni dei sommi pontefici..., Roma 1703, 28-34; Ioseph a Neapoli, Familiare regularium, Neapoli 1706, 182-186. 66 Ordenaciones para los reformados, 1684, Chronol. Hist. Legalis III, 243. 67 Caeremonialis ardo romanus ad usum Fr. Ord. Min. Conventualium, Frib. Helvet. 1640, 195-199. Al contrario la vestizione dell'abito si faceva in chiesa, davanti all'altar maggiore.
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