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usque huc, utinam Deus vellet quod vobis placeret mea conversatio; et sicut ego bene video et dilectionem magnam habeo ad Ordinem san• ctum, peto vos universaliter, causa Dei omnipotentis et ob reverentiam beati patris Francisci, quatenus dignemini me accipere ad sanctam pro– fessionem 53 • È molto facile che all'atto della professione, fatto fuori della chiesa, seguisse subito la Messa, dato che il cosiddetto « Breviario di santa Chiara » che si conserva a San Damiano di Assisi, contiene le tre orazioni per la Messa votiva della professione religiosa; la colletta e il postcommunio corrispon– dono fondamentalmente al testo di quelle che oggi sono nella Messa « In die professionis religiosarum » della nuova edizione del Messale Romano e si sente che sono di origine monastica molto antica 54 • Non a tutti doveva soddisfare la sobrietà di un rito che rivestiva, in altri Ordini, tanta solennità, soprattutto una volta che la comunità francescana prese un ritmo claustrale in ogni sua manifestazione 55 . È risaputo l'indirizzo che il ministro generale Gerardo Eudes (Oddone), eletto al principio della crisi avvenuta sotto il pontificato di Giovanni XXII, volle imprimere all'Ordine in questo senso. Nel capitolo generale di Perpignano, celebrato nel 1331, introdusse cambi notevoli nelle costituzioni e, soprattutto, come riferisce l'autore della cronaca dei XXIV Generali, novas caeremonias et ritus insuetos impo– suit 56 • Tali innovazioni, prese in parte dagli usi monastici, si riferivano al rito della benedizione delle vesti del novizio, che fino allora mancava di contenuto liturgico, e al rito della professione; in esso l'audace generale precorse di due secoli sant'Ignazio di Loyola ponendo la professione al momento della comu– nione. Vale la pena di trascrivere il testo integro: Finito anno probationis, si novicii post praememoratas interrogationes in religionis proposito perseverant, et fratres cum quibus habitaverint de ipsorum conditionibus, vita et moribus sunt contenti, recipiantur per mi– nistrum vel per custodem, vel ex speciali commissione ministri per guardianum, hoc modo, videlicet, quod novicius professionem facturus verba professionis, si sciverit scriberet, scribat, vel si scribere nescit, scribi faciat, ipso tamen assistente scribenti; verbis scriptis, ipse manu propria in cedula iuxta scripturam faciat unam crucem. Praelatus vero, qui eum ad professionem recepturus est, missam cum nota vel sine nota, praesente conventu, celebret, et novicius diligenter instructus, quando missa dicetur, prostratus maneat. Cum autem sacerdos communicaverit, novicius dicat: Confiteor. Quo dieta, praelatus celebrans, auctoritate privilegiorum Ordini nostro a Sede apostolica indultorum, ipsum ad cautelam absolvat et cum ipso dispenset, ipsumque relevet, quantum patet ipsorum privilegiorum extendi facultas. Et his peractis, ipsum interroget, dicens: 53 AFH. 34 (1941) 28. 54 L. Bracaloni, Il primo rituale francescano nel Breviario di santa Chiara in AFH 16 (1923) 74s; E. Martène, De antiquis Ecclesiae ritibus, II, 180. 55 Lazarus ab Aspurz, Communitatis franciscalis evolutio historica, in Laurentianum 7 (1966) 110-114, 229-234. 56 AF. III, 504.

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