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270 Iriarte L'espressione siano minori c'era già nella regola primitiva, e fu essa a suggerire a Francesco il nome della fraternità (1 Cel, 38). Spesso spiegava ai compagni il significato del nome (LP, 15,67; 2 Cel, 146). Col tempo l'Ordine fece un'applicazione abusiva di altri testi evan– gelici, mettendo in bocca del fondatore una esegesi che non pensiamo fosse sua, come Le 12,32 - il piccolo gregge, al quale il Padre ha voluto concedere il Regno - e Mt 25,40: « Quello che avete fatto a uno dei miei fratelli più piccoli (ex his fratribus meis minimis), lo avete fatto a me». La Leggenda Perugina aggiunge dopo questa citazione: « Sebbene qui il Signore parli di tutti quelli che sono poveri di spi– rito, tuttavia egli intendeva riferirsi in modo particolare all'Ordine dei frati minori, che sarebbe fiorito nella sua Chiesa» (LP, 67; cf 2 Cel, 71; SP, 26). Minore, nel Vangelo, ha senso di aggettivo comparativo in rap– porto a maggiore; così lo usò anche Francesco. Era altresì il senso sociale della denominazione maiores e minores nei comuni d'Italia. Ma presto diventò un equivalente del superlativo minimo. E certa– mente in questa concezione Francesco chiamava se stesso « il mi– nore»,« il più piccolo», « piccolo e servo» (Test, 41; UltVo, 1; EpFid II,87; EpOrd, 3; EpCust 1,1; II,1; EpRect, 1). Vedi anche RegER, 5: « possano chiedere elemosina come piccoli poveri » (rispondente ad italiano «poverelli»). Il passo di Le 22,26 rievoca per Francesco quello di Mt 18,1-5, dove Gesù dice che bisogna diventare come piccoli bambini per en– trare nel Regno, come anche quello di Mt 11,25, dove si afferma che i segreti del Regno saranno rivelati ai piccoli. Gv 4,23s: Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità. Il Vangelo di Giovanni, come è stato dimostrato 15 , fu molto letto e meditato da Francesco, anzi si può dire che ha informato in gran parte la sua spiritualità. Gv 4,23s viene citato più volte: RegNB 22,30s - Adm 1,5s - EpFid II,19s. Francesco legge in questo testo l'invito ad adorare e pregare Dio con purezza di cuore e con sincerità, a praticare una religione e santità interiore dello spirito e non di apparenze esterne (Reg– NB 17,12). 15 O. VAN AssELDONK, S. Giovanni evangelista negli scritti di san Francesco, in Laurentianum 18 (1977) 225-255.

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