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stri debiti (Mt 6,12; Le 11,14), si riceve il dono di poter guardare con occhi nuovi i fratelli che hanno debiti verso di noi» (Mt 18,35). A questo punto Paolo VI esclama: « E qui si apri– rebbe l'importante capitolo della evangelizzazione, che si attua nel confessionale ». E con una glossa spontanea al discorso già scritto, aggiunge: « Guardate che tocco un punto delicatissimo, ma importantis– simo. Lo so che è discusso, conteso e che non è adesso di grande moda. Tenetelo voi, tenetelo voi. Siate dei bravi confessori spe– cializzati a questa terapia, che vi dia una scienza delle anime, una scienza di Dio come nessun'altra psicologia o psicoterapia può dare agli uomini e ai sofferenti di questo mondo. Siate dei bravi confessori, siate vicino al confessionale». Successivamente ha richiamato « la figura umile e ra- diosa del beato Leopoldo da Castelnuovo», con simpatiche intercalazioni, sottolineando: « Noi abbiamo avuto la gioia di proclamarlo beato, per delineare un tipo di servizio pastorale, che vi vorremmo sapere impegnati ad offrire generosamente alle anime desiderose di un incontro sacramentale con l'amore misericordioso del Redentore». Poco prima aveva annotato significativamente: « L'Ordine dei cappuccini vanta maestri insigni in quest'arte finissima, e non c'è che da mettersi alla loro scuola, per racco– gliere suggerimenti preziosi sul giusto atteggiamento da assumere verso le anime, per favorire in loro il segreto lavorio della grazia». E forse Paolo VI aveva in mente anche P. Giannanto– nio da Ramallo, del convento dei cappuccini di Viale Piave a Milano, che egli si era scelto per confessore durante il suo episcopato ambrosiano. 2.4.2. Giovanni P a o I o I I Anche l'attuale pontefice più d'una volta è ritornato sulla specificità apostolica delle confessioni per i cappuccini. 27

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