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tale da imporre già di per se stessa, e non solo allo sprovveduto lettore ma anche allo studioso, di procedere all'esplorazione di quanto viene proposto armato di roncola e di falcetto per aprirsi qualche varco ai fini di liberare i sentieri invasi da liane e da altre piante sarmentose. A meno che qualcuno non ardisca di servirsi di esse per affrontare, emulando Tarzan, i passaggi più impervi. L'esuberanza conseguita dall'operazione editoriale ha finito però per introdurre nell'iniziativa qualche ambiguità e a rendere ardua non solo l'individuazione delle finalità perseguite, ma la stessa impostazione critica di un suo approccio storico e storiografico sia dentro che attorno alla « storia » cappuccina: dentro e attorno alla quale ci sono senza dubbio molte cose risapute, ma anche non poche da chiarire ulteriormente. Nella lamentata prolissità è insita pure la « non attualità » di un'impresa editoriale, apertamente e (forse) provocatoriamente confessata, là dove è ammesso che « se la mole dell'opera, nella sua' quadratura', e l'abbondanza esuberante della documentazione possono spaventare i lettori moderni che amano la brevità, la facilità e la velocità, si tenga presente che si è voluto fare un servizio che resti nel tempo, più che un'opera di consumo nella cultura dell'immediato e dell'effimero, sapendo che è stata un'occasione unica, che non tornerà più» 3 • Un'opera, dunque, non solo non corrispondente a precise urgenze, bensì mirata verso orizzonti che potrebbero essere definiti messianico– escatologici, cioè verso finalità sfuggenti, e soprattutto verso altre generazioni, snobbando le attuali, senza per questo favorire - e dirò subito il perché -, l'élite degli studiosi interni o estranei all'ordine cappuccino in particolare e al movimento francescano in generale. Le denunciate ambiguità conseguono infatti sia dalla scelta dei materiali proposti che dai consigli dati per una loro fruizione. Consigli, questi ultimi, non solo discutibili ma sottilmente (ancorché involontariamente) beffardi, come quelli relativi alle « introduzioni generali ai vari blocchi di testi», definite « non di lettura obbligatoria, o [che] possono leggersi alla fine, perché rappresentano il coordinamento storico o logico di una mappa 3 Ivi, I, p. XCVI. 7

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