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precise denunce di carenze statutarie e istituzionali, sulle quali può avere influito l'esemplarità dei gesuiti e di altri istituti di « chierici regolari » sbocciati nello stesso alveo della pre-riforma tridentina. E' innegabile tuttavia l'incidenza che le lamentate carenze statutarie hanno esercitato nel costituire l'esercizio della predicazione come tipo prevalente, se non proprio esclusivo, di presenza e d'intervento pastorale da parte dei cappuccini. Un esercizio, anzi, benché raccomandato, sicuramente non agevolato, come lo stesso Magni confessava candidamente, nel 1626, al primo segretario della nuova Congregazione di « propaganda fide» Francesco Ingoli: « Ma credame, vostra signoria (già che sono 25 anni che indegnamente vivo in questa religione), che le nostre costituzioni e consuetudini di vivere ci fanno inetti per qualsivoglia altra cosa che non darsi a Dio in un cantone della cella e del coro, in modo che l'istesso uffizio del semplice predicare difficilmente viene tolerato dalli frati, poiché, ancorché sia commendato anco dalle constituzioni, non– dimeno nella pratica talvolta è necessario applicarsi a più particolari, li quali pare discordino dal nostro comune modo di vivere » 61 • 61 I vi, I, p. 2027. 31

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