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Le pesanti vicende dei due decenni che precedettero l'apertura del concilio di Trento finirono cosl con l'imporre ai cappuccini l'obbligo di possedere la «scienza», oltre che una « buona lingua » e l' « arte oratoria » ai fini di essere autorizzati a tenere « sermoni » e « prediche » 49 : distinzione, quest'ultima, posta bene in evidenza dalle fonti. Si trattò, in ogni caso, di un cammino contrassegnato da pianificazioni rigide ma previdenti - come si può avvertire scorrendo le innovazioni istituzionali -, che consentirono il passaggio da una predicazione nutrita di cultura essenzialmente penitenziale, dialetticamente creativa ma incline agli estremismi come quella dell'Ochino e seguaci, all'adozione di uno stile e di un linguaggio idonei a coniugare penitenza e sapere, fino a fare sfoggio (nonostante la denunciata « teatralità » del gesto) di un senso di discernimento niente affatto ingenuo, che spiega e dà ragione del successo incontrato. Ponendo l'accento sulla riscoperta della Parola di Dio, la quale costituiva ormai la bandiera di tutto il movimento rifor– mistico cinquecentesco, dopo avere osservato che compito della nuova famiglia francescana era quello « di fare oratione, predicare col suo esempio e con sana e cattolica dottrina» lasciando tutto il resto ai « chierici secolari » 50 , guardando alle origini del loro movimento religioso i cronisti cappuccini di fine Cinquecento crederanno di poter asserire, con palese compiacimento: « Quindi venne che fu rinnovato nella Chiesa il predicare la scrittura sacra, chè prima non si predicava se non questioni, filosofia e favole di Esopo e altri sogni e vanità». Di poter affermare, cioè, che la loro predicazione piacque, poiché « predicavano i cappuccini in quel tempo i comandamenti de Dio, l'Evangelio e la scrittura sacra; riprendendo asprissimamente i vitij, essal– tavano e magnificavano le sante virtù. Imperoché in quel tempo tratto «nostalgico» cli Bernardino da Colpetrazzo (ivi, Il, pp. 480-481, II, p. 259). 49 La frequenza della distinzione tra « predica » e « sermone » sembra non palesare più alcuna autentica autonomia (Bernardino da Colpetrazzo, Historia, II, pp. 74-78). Come dovessero essere letterati e dotti, anche i cappuccini dopo il concilio cli Trento, è spiegato dettagliatamente da Silvestro Bini d'Assisi (Dichiarazione della Regola, in I frati cappuccini, I, pp. 905-907). 50 Bernardino da Colpetrazzo, Historia, III, p. 42. 27

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