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la vita religiosa secondo lo spirito del Vangelo, va ricordato come il termine sia stato introdotto nella ancor recente storiografia da Imbart de la Tour e da Jedin per indicare quell'orientamento di riforma pre-tridentina, caratterizzato dall'aspirazione ad un ritorno al primitivo spirito del Vangelo. Aspirazione le cui origini si possono fare risalire sia alla devotio moderna, che agli insegna– menti di mistici (pre-quietisti e « alumbrados » in particolare), nonché alle tendenze del neoplatonismo verso una religione perenne. Aspirazione insomma verso un cristianesimo primitivo che, nella prima metà del Cinquecento, ha trovato sostenitori tra prelati della Chiesa, quali i cardinali Contarini, Sadoleto, Gon– zaga, Pole, e soprattutto - in Italia - tra predicatori religiosi come l'Ochino e il Vergerio, esponenti di una religiosità cristo– centrica e anti-legalistica, incline al paolinismo, avversa alla speculazione scolastica ecc.: elementi che innegabilmente si riscontrano nella normativa cappuccina delle origini, nella quale l'Ochino non può essere considerato sbrigativamente come un « infiltrato ». Espressione del gruppo dirigente, tale normativa istituzionale è tuttavia scarsamente illuminante sulla realtà della primitiva predicazione cappuccina oltre che sulla sua natura culturale. Potrebbe anzi risultare fallace, qualora non si tenesse presente che nella quasi totalità gli uomini della nuova riforma minoritica provenivano dall'interno del movimento francescano, soprattutto dall' « osservanza » di cui si poteva considerare una propaggine, portando di conseguenza con sé tutto un patrimonio culturale, oltre che religioso, già assimilato. Indagando come questi uomini abbiano influito sulla successiva evoluzione della primitiva nor– mativa cappuccina, si può sicuramente arguire come non pochi di essi non abbiano accettato il totale sacrificio della cultura; come alcuni di essi abbiano anzi creduto che una pienezza delle qualità umane e del sapere potessero accordarsi con l'esperienza e con l'annuncio del Vangelo, anche quando l'opposizione agli strumenti di cultura cosiddetta « secolare » continuava ad essere affermata in maniera perentoria là dove si ordinava che nei loro conventi « per nessun modo » si potessero custodire « libri disutili o vani, perniciosi al spirito di Cristo», e si decretava che, 24

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