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Parola di Dio come raramente era accaduto nella storia del cristianesimo: forse solo nei tempi che hanno preceduto e accompagnato la primitiva esperienza di Francesco e dei suoi compagni. Nel Cinquecento siamo comunque davanti a stimoli anti-mondani e soprattutto ad un «evangelismo» diverso da quelli dei secoli XI-XIII 23 : soprattutto evangelismo diverso creduto e vissuto. Prima tuttavia di approfondire la natura dell'« evangelismo», che rappresenta senza dubbio uno degli aspetti più insistiti negli studi sulle caratteristiche francescano-cappuccine, ritengo oppor– tuno integrare il contesto storico con un particolare aspetto socio-culturale, nuovo e diverso anch'esso tanto da quello che aveva sollecitato le scelte dei tempi di Francesco - epoca ossessionata dal problema della povertà evangelica sia come volontariato che come imposizione a tutta la Chiesa -, quanto da quello della ben nota e conclamata reformatio in capite et in membris quattrocentesca confluita nell'epoca della riforma del Cinquecento: si tratta cioè della messa al bando, in una programmazione culturale e conseguentemente nell'annuncio della Parola di Dio, delle « novelle, poesie, historie » e dei « prudenti canti» 24 • Una scelta che non rappresenta una semplice nuova ondata dell'antica controversia sulla liceità e sull'utilità dell'adozione della cultura classico-pagana nell'annuncio del Vangelo. Al centro delle contestazioni - come documentano le testimonianze di quelle cronache maggiori dell'ordine proposte ora avaramente decurtate-, troviamo infatti il Petrarca, l'Ariosto e il fascinoso mondo di cui, nel primo Cinquecento, continuava ad alimentarsi tanta cultura ecclesiastica (non esclusa quella 23 G. Miccoli, La storia religiosa, in Storia d'Italia, 2*, Einaudi [ 1974], pp. 984-1079; A. Aubert, Valdesianesimo ed evangelismo italiano: alcuni studi recenti, in Rivista di storia della Chiesa in Italia, 41 (1987) pp. 152-175. 24 Su questa condanna, soprattutto della poesia accusata di spacciare frivolezze, falsità, favole dannose alla morale, si veda in particolare G. Bil– lanovich, Pietro Piccolo di Monte/orte tra il Petrarca e il Boccaccio, in Medioevo e Rinascimento. Studi in onore di Bruno Nardi, Firenze 1955, pp. 1-76; I. Tau, Il « Contra oblocutores et detractores poetarum » di Francesco da Piano, in Archivio italiano per la storia della pietà, 4 (1965) pp. 253-350: una polemica che continua nel Dialogus ciceronianus (1528) di Erasmo di Rotterdam. 15
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