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Il contributo degli Istituti storici degli Ordini religiosi nella storia della spiritualità 41 è la libertà, sempre capace di essere nuova, sempre sfuggente da e verso e oltre ogni limite nuovo 140 • L'ascesi dello storico non ha come scopo la fuga nel passato, ma una com– prensione del passato che consenta una più grande libertà e una più grande creatività nel tempo presente. Proprio perciò il lavoro di uno storico non -.a considerato come un insieme di risultati. La storia va fatta per essere detra, ma non ridetta. Essa vale in quanto movimento; il ritorno alla storia non ja per obiettivo l'immobilizzazione del tempo. Inevitabilmente sospettoso nel suo cammino, lo storico non è sistematicamente uno scettico. Necessariamente tol– lerante nella sua espressione, non sceglie l'indifferentismo. Uno storico è sempre obbligato a coinvolgersi. La situazione dello stori-:::o cristiano risulta sempre difficile da spiegare. Si trova naturalmente implica– to nell'evoluzione dei metodi e delle scuole, come qualsiasi altro storico, oa è interessato dai mutamenti provenienti dai rapporti Chiesa-Società e dai ca– povolgimenti interni delle istituzioni ecclesiastiche. A. Loisy ironizzava suJa fortuna degli storici cattolici che godono di un'ampia libertà di ricerca a patto di non stampare ciò che trovano 141 • Lo studioso dell'Istituto storico, dedicandosi come impegno professiom:.le a tempo pieno allo studio inteso come ricerca scientifica condotta secondo lo statuto proprio della sua disciplina e specializzazione, si pone come operatcre di cultura. Il suo ruolo è funzionale a un'autentica crescita e maturazione cul– turale all'interno dell'Ordine, della Chiesa e della società. Egli è in grado di offrire strumenti critici di lettura, adeguati alle complesse esigenze del mondo contemporaneo. Assolvendo alla sua missione, il suo lavoro va inteso eone servizio. Egli contribuisce ad incrementare e a rinnovare la nostra cultura rer rinnovare la nostra vocazione e per diffondere il Regno di Dio nel mondo mo– derno. Nel 1986 il ministro generale dei cappuccini, Flavio Roberto Carrara, definiva l'apostolato della cultura come ministero di fatto 142 • Ed il suo preé.e– cessore, Pasquale Rywalski, nella sua relazione al Capitolo generale del 19-::-6, affermava: Nonostante non siamo per vocazione un Ordine di universitari, è tuttavia sicuro che la formazione universitaria sana, seria e accessibile a molti, può dare all'Or- 140 E. APECITI, Introduzione alla Storia della Chiesa (Il). (Quali strumenti usare? Che spirito ave– re?), in La Scuola Cattolica 126 (1998) 330. 141 A. LorsY, Lettre à A. Dufourq, ·22 dicembre 1905, a cura di A. D1rnER, Paris 1964. 142 F. R. CARRARO, Riflessioni e indicazioni operative sulla cultura, 26.

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