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496 Lazaro Iriarte realizzò un lavoro serio veramente esauriente, che può essere apprezzato esaminando direttamente la mole del materiale servito alle province e ai capitolari. Prima della promulgazione del motu proprio Ecclesiae Sanctae (6 ago– sto 1966), la consultazione delle province era limitata ai provinciali e ai pe– riti; da quel momento questa fu generale. Nella maggior parte delle pro– vince furono consultati, con diversi metodi, tutti i religiosi; il resoconto delle risposte fu molto differente da una provincia all'altra, proprio se– condo il metodo adoperato. Lo scopo di una tale consultazione non era tanto il contare su elementi validi per una revisione perfetta della legisla– zione, quanto sensibilizzare ogni religioso al senso dell'importanza di quel momento storico, far sì che ognuno si sentisse parte attiva e necessaria. Si trattava di ascoltare, attraverso le reazioni o le proposte dei frati dalle varie aree culturali ed ecclesiali, i livelli e i poli dell'identità vocazionale, nonché il modo di captare i «segni dei tempi». Fu un inizio di mentalizzazione, la cui incidenza si fece sentire molto diversamente tenendo conto dei vari settori dell'Ordine, dai più tradizio– _nali, chiusi ad ogni revisione, ai progressisti ad oltranza. Il primo problema serio, da questo punto di vista, fu quello della rap– presentanza capitolare. A norma della legislazione in vigore ogni provincia veniva rappresentata dal ministro provinciale e da un «custode», eletto dal capitolo provinciale, elezione che quasi sempre ricadeva sull'ex-provin– ciale immediato; un'assemblea, quindi, composta da gente di governo, con mentalità specificamente istituzionale. Il definitorio generale si rese conto del rischio di avviare un rinnovamento di fondo in quelle condizioni, ma non ebbe il coraggio di ricorrere alla santa Sede per una partecipazione più consona allo scopo del capitolo speciale. Radunato il capitolo, la questione sorse viva e appassionata. Non mancavano voci che accennavano ad una revisione del sistema rappresentativo già prima di iniziare le sessioni. In– fatti, il 27 agosto 1968 si ebbe la votazione al riguardo; con una maggio– ranza di 89 «placet» contro 34 «non placet», ci si pronunciò per un au– mento del numero dei capitolari, ma soltanto a partire dalla seconda ses– sione prevista; essendosi però concluso il capitolo in un'unica sessione, tale decisione non ebbe effetto. Il metodo di lavoro seguì l'Ordo celebrandi Capituli, regolamento che era stato preparato in anticipo; ricordava nelle linee generali il sistema del Vaticano II: 1°, un consiglio di presidenza, in cui erano rappresentati gli otto gruppi linguistici; 2°, questi stessi coetus linguistici, composti da capitolari e da periti (italiano, gallico, iberico, germanico, neerlandico, slavo-unga– rico, anglico, latino-americano) ebbero grande importanza nello sviluppo

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