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492 Lazaro Iriarte tolo celebrato ad Albacina (1529), non ritenendo sufficiente il comune im– pegno di ritornare all'osservanza nuda della Regola. Sette anni dopo, cre– sciuto il numero dei frati quel comune impegno ricevette forma istituzio– nalizzata e base d'identità nelle Costituzioni di Santa Eufemia. La storia dimostra che i tempi dei frutti più maturi di vitalità interna, di efficienza esterna e anche di santità sono quelli in cui si realizza l'equili– brio tra la tensione carismatico-profetica e la compagine istituzionale. Così fu il tempo di san Bonaventura per l'Ordine unito, così quello di san Bernardino da Siena per l'Osservanza, così quello di san Lorenzo da Brin– disi per la riforma cappuccina. Quando invece, prende il sopravvento la struttura giuridica o puramente disciplinare, si svuota il contenuto spiri– tuale e si cade in un le~lismo inerte o nella rilassatezza. Cerchiamo di esapiinare che grado di risposta danno le attuali Costi– tuzioni dei Frati Minori Cappuccini sì da offrire all'Ordine, sia una ge– nuina dinamica permanente di rinnovamento, sia le garanzie di una iden– tità nella linea dei valori evangelici che lo caratterizzano. I. IL PRECEDENTE DELLE COSTITUZIONI DEL 1536 Come è normale in ogni riforma separata, i primi cappucc1m cerca– rono una prima componente d'identità nel bisogno di giustificare la rottura con gli osservanti mettendo l'accento sulle deviazioni dall'ideale france– scano che, in coscienza, non potevano accettare. È questo l'atteggiamento di fondo che si avverte negli statuti di Albacina del 1529. Più che un pro– gramma positivo e creativo di ripresa genuina esprimono le posizioni da prendere di fronte alle irregolarità che rimproveravano. C'era poi la ten– denza eremitica che Ludovico da Fossombrone avrebbe voluto imporre alla riforma da lui capeggiata, come appare nel titolo: Costituzioni del/i frati minori detti della vita eremitica. La nuova riforma cominciò a definire la propria identità quando nu– merose figure eminenti dell'Osservanza, perduta la speranza di una ri– forma interna, decisero di passare dai cappuccini: Bernardino d'Asti nel 1533, Bernardino Ochino da Siena, Francesco da Jesi e Giovanni da Fano nel 1534. Teologi di prestigio, esperti di spiritualità e conoscitori, come nessuno, degli ideali francescani quali erano, il loro influsso si fece sentire subito, specialmente nel corso del capitolo del 1535 e 1536. Tutti e quattro costituirono la commissione incaricata di redigere il testo delle Costitu– zioni propriamente dette; ed eseguirono il loro compito con un sorpren-

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