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Le nuove Costituzioni dei Frati Minori Cappuccini 515 Vaticano Il, né la volontà di tradurre nella legislazione questa coscienza e questa volontà. Ma non è lo stesso legiferare agli inizi, quando il . carisma serve da animatore delle forme istituzionali e si vive, quasi senza accor– gersi, la realtà storica in seno alla quale ha avuto origine un Ordine o una riforma, che far ritornare alla purezza dell'ideale evangelico primigenio un Ordine fortemente istituzionalizzato, con il peso di interpretazioni e tradi– zioni e pedagogie multisecolari, specialmente se un tale Ordine si trova in piena vitalità ed efficenza, come l'Ordine dei cappuccini nel 1968, sebbene con la convinzione generalizzata di una crisi di identità i cui effetti si face– vano sentire in tutti gli Istituti religiosi. Non basta saper legiferare e formulare in forma perfetta i grandi ideali. Quando nel 1973 i Frati Minori ebbero approvate le loro Costitu– zioni rinnovate, uno dei capitolari fece questo commento: «Abbiamo creato l'immagine del frate minore rinnovato e aggiornato; adesso bisogna creare il frate minore». Nel nostro caso è d'uopo riconoscere che, anche se in molti aspetti l'Ordine ha sperimentato l'effetto delle nuove Costitu– zioni, altri però, tutt'altro che accidentali, hanno avuto scarsa incidenza, quelli soprattutto che avrebbero dovuto rimuovere strutture e posizioni di sicurezza e di prestigio. In tutta la storia dell'Ordine francescano il grande problema è stato quello di accettare la minorità con tutte le conseguenze. Non dimentichiamo che, nello scegliere il nome di fratelli minori, san Fran– cesco ha voluto indicare che i due perni sui quali poggiano gli altri valori evangelici sono la fraternità e la minorità.
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