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Le nuove Costituzioni dei Frati Minori Cappuccini 513 nel capitolo VI della fraternità. La Regola non ne parla, per il semplice motivo che nel 1223, quando fu promulgata, non esisteva ancora la frater– nità locale nell'Ordine. Consta però storicamente che, quando questa fu organizzata, apparve il raduno fraterno in forma di dialogo aperto, al quale prendevano parte anche i novizi. Purtroppo ebbe breve durata, a motivo della gerarchizzazione dell'autorità, Pare che sia esistito, in qualche forma, anche agli inizi della riforma cappuccina. , «È compito dei Capitoio locale, sotto la guida del guardiano, rafforzare lo spirito fraterno, promuovere' la corresponsabilità di tutti i frati per il bene co– mune, mantenere il dialogo su tutto ciò che riguarda la vita fraterna» (142,1-7). 7. Creatività nell'aggiornamento della vita apostolica II contenuto del capitolo IX è redatto con una grande, ampiezza di ve– dute. Qualunque attività veramente apostolica può essere «francescaniz- zata» (145,5). Da notare, come si è detto sopra, o tre piani secondo i quali • si deve coordinare l'azione apostolica: 1°, spetta al capitolo provinciale dare l'orientamento generale dell'apostolato della provincia, secondo la realtà regionale in cui questa si trova e secondo gli impegni assunti fuori del proprio territorio; 2°, spetta al governo esecutivo, cioè al ministro pro– vinciale con il suo definitorio, coordinare le energie apostoliche della pro– vincia e preparare i frati per i vari ministeri; 3°, spetta al superiore locale con la fraternità distribuire i compiti per mettere in pratica sia l'orienta– mento generale che la coordinazione suddetta (cf. 146,3s). Interessante anche la distinzione tra le consuete opere di apostolato, che véngono enumerate e devono essere potenziate, e le nuove forme ri– chieste dalla realtà attuale; vengono parimenti enumerate (147,6). Speciale attenzione si concede ai mezzi di comunicazione socif!le, posti al servizio dell'evangelizzazione (153,1-7). 8. Autorità e obbedienza nella dinamica della fraternità II capitolo X sull'obbedienza, assai diverso da quello delle precedenti Costituzioni del 1925, attente a inculcare le prerogative di chi comanda e la sottomissione di chi obbedisce, è ispirato alla dottrina del Vaticano II (PC, 14) e di san Francesco, ma anche alle considerazioni profondamente evangeliche delle Costituzioni del 1536 sul servizio dei «ministri e servi» e

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