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510 Lazaro Iriarte tolo generale del 1968 optò per il ritorno sincero e coraggioso allo spirito, con una formulazione che avrebbe dovuto aprire una nuova era nella fe– deltà dell'Ordine cappuccino all'altissima povertà, se le Costituzioni fos– sero state prese sul serio: «Poiché, per le mutate condizioni dei tempi, l'uso del denaro si è reso in– dispensabile, i frati, volendo adempiere la volontà del serafico Padre, usino il denaro solo come mezzo di scambio e di vita sociale, necessario anche ai poveri» (64,2). L'uso del denaro, pertanto, è lecito «per le occorrenze della vita, per le opere di apostolato e di carità» (65,1). E affinché non ci siano equivoci sul senso dell'adattamento della lettera, si avverte più avanti: «I superiori, nell'uso del denaro, evitino ogni accumulo e speculazione, salvo un piccolo margine di sicurezza» (67,2). Nella logica del binomio povertà-semplicità, come in quello tanto caro alla prima generazione cappuccina: «povertà-austerità», si danno criteri sulla fedeltà alla povertà negli edifici e sull'amministrazione dei beni (art. III 0 e IV 0 ). 5. La vita in fraternità, un capitolo nuovo nella tradizione legislativa Tra i valori francescani che il Capitolo del 1968 cercò di attualizzare, quello della vita fraterna fu il più rievocato, anzi divenne come la parola d'ordine. Non soltanto la si fece entrare in ogni capitolo delle Costituzioni per esprimere l'impegno comune di rinnovamento, ma si arrivò alla con– clusione che l'argomento meritava gli fosse dedicato ex professo uno dei capitoli. Un primo articolo si occupa delle condizioni evangeliche per costruire la fraternità all'interno, secondo la dinamica francescana: accogliere il dono di ogni fratello così come è, coltivare l'amore vicendevole, il dialogo fiducioso, la mutua comprensione e, quindi, l'ascetica richiesta dalla vita fraterna. La principale novità è quella dell'uguaglianza totale tra i frati: «A motivo della stessa vocazione, i frati sono tutti uguali. Perciò, secondo la Regola, il Testamento e la primitiva consuetudine dei cappuccini, chiamia– moci tutti, senza distinzione,.fratelli (84,3).

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