BCCCAP00000000000000000001044

508 Lazaro Iriarte 3. La dimensione contemplativa nell'attuale contesto Il capitolo III, sulla vita di orazione dei frati, riguarda l'elemento che deve avere «il primato» nel nostro impegno evangelico, anzi in ogni forma di vita consacrata: «Il primo e principale dovere dei religiosi è la contem– plazione delle cose divine e la costante unione con Dio nella preghiera» (canone 663,§ 1). Nonostante questa convinzione di principio, reiterata nelle Costitu– zioni, questo capitolo è uno dei più deboli di contenuto, anche dopo l'ar– ricchimento concettuale che ricevette con l'aiuto delle conclusioni del 11° Consiglio Plenario. Alcuni avrebbero voluto trovare in esso disposizioni più precise, come se la scoperta della preghiera e la crescita in essa dipen– dessero dalla legislazione. Se c'è qualche cosa che non si può creare per decreto è l'esperienza contemplativa, la quale è puro dono di Dio, un dono che si concede, come insegna san Francesco, a colui che accoglie la Parola e la dimora di Dio con un cuore mondo e con una mente pura (Rnb XXII,35s). I due primi numeri sono puramente nozionali. Seguono i cinque de– stinati alla preghiera liturgica nelle varie forme: sono i più concreti. Si ac– cenna alle norme del Vaticano II quando si raccomanda l'accurata prepa– razione delle azioni liturgiche, le quali si devono svolgere «con creatività e spontaneità» (47,4). È superato il concetto giuridico di quella messa conventuale, senza in– flusso nella vita fraterna; adesso si parla della messa della fraternità, da ce– lebrarsi ogni giorno, come voleva san Francesco (LettOrd 38); e «dove ciò non fosse possibile quotidianamente, si celebri almeno periodicamente e con la partecipazione di tutti i frati» ( 48,2). In modo simile si dice dell'adattamento della recita comunitaria della Liturgia delle Ore: «Tutta la fraternità si riunisca ogni giorno nel nome del Signore per celebrare in comune la Liturgia delle Ore. Qualora non fosse possibile farla integralmente, si celebrino in comune almeno le Lodi e i Vespri» (50,2). Si suppone naturalmente la partecipazione anche dei laici; oggi non avrebbe senso la differenza prevista dalla Regola. Due numeri, molto nozionali, vengono dedicati all'orazione mentale o contemplativa, che deve avere «il primato assoluto, come è richiesto dalle parole e dall'esempio di san Francesco e dalla sana tradizione cappuc– cina». Quindi deve essere oggetto della sollecitudine dei capitoli provin– ciali e locali. Ma, al momento di concretizzare in norme precise un così grande impegno, il legislatore non dà risposta. C'è però un orientamento veramente creativo, con cui si è cercato di

RkJQdWJsaXNoZXIy NDA3MTIz