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Le nuove Costituzioni dei Frati Minori Cappuccini 503 presenta queste ultime come destinate a «rafforzare sia spiritualmente che visibilmente l'unità dell'Ordine; sono elementi di· coesione...» (109,3). «Il Capitolo generale è il massimo segno di unione e di solidarietà di tutta la Fraternità riunita nei suoi rappresentanti» (116,1). Il Consiglio Plenario «ha lo scopo di esprimere il rapporto vitale tra l'intera Fraternità e il suo go– verno centrale, di promuovere la corresponsabilità e la collaborazione di tutti i frati, e di favorire l'unità e la comunione nella pluriformità dell'Or– dine» (123,1). Ma è soprattutto il Capitolo locale che «ha come compito rafforzare lo spirito fraterno, promuovere la corresponsabilità di tutti i frati per il bene comune..., specialmente quando si tratta di favorire la pre– ghiera, di osservare la povertà e di promuovere fraternamente la forma– zione» (142,3). Anche il lavoro apostolico si deve programmare e realizzare secondo tre piani di responsabilità (145,3s). Nel capitolo X 0 il binomio autorità-ob– bedienza è presentato come l'esercizio dinamico del servizio vicendevole dei frati, secondo la dottrina di Francesco. 2. Il rinnovamento, chiave di lettura primaria delle Costituzioni Le Costituzioni del 1536 ebbero come obiettivo di affermare e vitaliz– zare gli ideali evangelici della nuova riforma, mantenere la tensione del fervore iniziale e, quindi, la capacità creativa. Il Capitolo generale del 1884, che segnò la fine del triste secolo delle soppressioni e della decadenza dell'Ordine, aprì l'epoca della restaura– zione. E non fu facile concordare sul senso da dare all'impresa di «restau– rare» l'Ordine. Il ministro generale, Bernardo d'Andermatt, uomo di ampie vedute nelle cui mani fu il timone dell'Ordine in quella congiuntura eccezionale, per ventiquattro anni, si trovò tra due posizioni difficili da conciliare: una aperta alla realtà storica, molto cambiata nel corso del se– colo dal laicismo liberale e dall'industrializzazione, con un nuovo clima culturale e sociale che richiedeva una nuova presenza e una nuova dina– mica apostolica, e l'altra posizione, rigidamente tradizionale, che vedeva l'Ordine come un edificio rovinato, per la cui «restaurazione» basta ripri– stinare e rafforzare gli stessi elementi architettonici che in altri tempi gli avevano dato splendore. Nel Capitolo del 1896, lo stesso generale, rieletto, presentò un pro– getto di nuove Costituzioni, sulla base del quale fu redatto e stampato il nuovo testo; ma quando si trattò di ottenere l'approvazione della santa Sede, s'interpose il ricorso fatto da un settore influente di religiosi e la
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