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Ogni riforma nell'Ordine francescano, essendo una sincera volontà di ritorno a san Francesco, non può non portare alla riscoperta de.Ll'ideai1e e de:lfa vita della pover,tà evange]Jica, elemen– to primario del progetto di vita francescano. E infatti la prima generazione cappuccina fece della povertà come il fulcro dell'im– pegno personale e collettivo di vita sull'esempio e gli insegna– menti del serafico Fondatore. Certo, ogni riforma che emerge dall'interno porta con sé l'impronta della congiuntura storica nella quale nasce e si sviluppa. I Cappuccini, apparsi nell'I>talia del cinquecento, in un clima rinascimentale e in una società da µna part,e <travagliata da guerre, epidemie, carestie, am!hi:moni di potenti famiglie, e da un umanesimo paganizzante, ma d'al– tra parte così sensibHe al messaggio evangelico, alla preghiera contemplativa, agli eroismi della carità cristiana, ai richiami dello spirito di rinuncia, dovevano necessariamente accusare nel– la loro spiritualità e nel loro stile di vita le preoccupazioni e anohe le 1ais:pirazioni del tempo. A un :ideale di vita spii:nituale, eminentemente individuale, centrato nell'esperienza personale di Dio, corrispondeva un concetto dei mezzi di perfezione in funzione del superamento ascetico !mediante il dominio delle in- . . clinazioni, l'austerità di vita, la macerazione corporale, J'atteggia- mento dimesso e umile. Anche i'l modo di capire e di esercitare la povertà, come vedremo, risente di una tale atmosfera spirituale; ma noh per questo essa si presenta meno autenticamente francescana, la grande H,beratrice. per l'amore a Dio e agli uomini, per lo slan– cio de1l'anima e la gioia di vivere; benché il pessimismo conven– zionale dell'ascetica delFepòca si fa notare sotto molti aspetti.

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