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390 LAZZARO IRIARTE ne nei frati la disponibilità abituale all'immolazione sotto la spinta della carità. U capitolo sesto, sulla povertà, delle Costituzioni del 1536, proprio come esigenza della fratellanza con i poveri che compor– ta l'impegno volontario di una vi,ta in povertà, contiene due prescrizioni difficili da capire in una legislazione: «Si è ordinato che nel tempo de le carestie, per subvenire alli bisogni dei poveri, si faci le cerche da frati a questo deputa– ti da li loro prelati, a exemplo del nostro piissimo Padre, el quale aveva gran compassione ai poveri [ ... ]» (n. 85) - «Per– ché a quelli che non hanno amore in terra è dolce, justa e debita cosa morir per chi morì per noi in croce, si ordina che nel tempo de la peste li frati servino, secondo disponeranno li loro vicarii; li quali in simil caso si sforzaranno di haver aperti l' ochi de la discreta carità» (n. 89). Naturalmente, come negli altri numeri che puntavano all'e– roismo, le Costituzioni del 1552 soppressero queste due prescri– zioni di andare alla questua per i bisognosi in tempo di care– stia e di assistere agli appestati in tempo di epidemie, così frequenti in quell'epoca. Ma il contenuto rimase come un invito costante alla carità dei frati; i cappuccini continueranno a prodi– garsi e a immolarsi nei secoli seguenti in tutte le epidemie, offrendo la vita in gran numero; Padre Cristoforo, immortalato dal Manzoni, non è altro che il simbolo di un impegno, assunto agli inizi e mantenuto con fedeltà in tante regioni dell'Italia, della Spagna, della Francia e di altre nazioni 23 • Queste erano le occasioni di eccezione; ma c'era anche la norma di condividere con i poveri la parcità delle proprie risor– se. Le Costituzioni ricordano diverse volte questo dovere, per esempio, quando fanno una eccezione al divieto, molto minoriti– co, di non accettare funerali, in favore dei poveri, precisando che, se «per povertà non avesse ch'il volesse sepelire, in tal caso se li deba aprire le viscere de la carità» (n. 38; d. Albac. n. SO); o quando dispongono che, se si riceve qualche cibo super– fluo dai benefattori, con il loro consenso, sia dispensato ai pove· ri (n. 54); e ciò vale in genere, per tutto quello che avanza a motivo del precetto di non fare provviste (n. 67), per le cose di 2 ' Cf. il mio libro Manual de Historia Franciscana, 379s.

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