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RICONCILIAZIONE E PERDONO 433 « Fratelli miei tutti, ascoltiamo ciò che dice il Signore: Amate i vostri nemici e fate ,del bene a quelli che vi odiano (Mt 5,44). Infatti, anche il Signore nostro Gesù Cristo, di cui dobbiamo seguire le orme, chiamò amico il suo tradit.ore e si offrì spontaneamente ai suoi crooifissori. Sono dunque nostri amici tutti coloro che ingiustamente ci infligono tribolazioni e angustie, ignominie e ingiurie, dolori e sofferenze, martirio e morte, e li dobbiamo amare molto... » (Reg I, 22: FF 56). In un tempo nel quale gli eretici erano la preoccupazione di tutti i responsabili della società, specialmente dei predicatori, si direbbe che il Poverello li ignorasse: nessuna parola di condanna, nessuna allusione nei suoi scritti; nessun gesto avverso raccontatò dai biografi, nessun miracolo polemico. Come dimostra il P. Kajetan Esser, Fran– cesco prende davanti all'eresia un atteggiamento sereno, ma non am– biguo: risponde con delle affermazioni schiette a tutte le negazioni degli eretici, e anche con gesti ed esempi di vita, esattamente come lo fa riguardo alla condotta poco evangelica dei prelati e dei chierici. La sua denuncia profetica è soltanto la sua fede semplice, la sua umiltà, il suo amore a tutti. Ma gli uni e gli altri si sentono forte– mente interpellati, bisognosi di perdono. « Il loro contegno era sempre garbato e pacifico con tutti; e atten– devano solo a opere di edificazione e di pace, evitando con grande cura ogni motivo di mal esempio... Gelosia, malizia, rancore, diverbi, sospetto, amarezza non ,trovavano posto in loro, ma soltanto grande concordia» (1 Cel 41: FF 393). Francesco, ancora prima della sua conversione, si sentiva portato ad essere agente di pace. Nella prigionia di Perugia, ristabilì tra i com– pagni di infortunio la concordia turbata per causa del contegno di uno di essi (3 Comp 4: FF 1398). Più tardi, come araldo del vangelo· di pace, lo troviamo pacifi– cando le città, nelle quali le liti comunali e le rivalità delle famiglie arrivavano molto spesso fino allo scontro armato. Abbiamo notizia incidentale di alcuni casi, ma dovettero essere numerosi. Ogni pre– dica di Francesco, anzi il suo semplice passaggio, quando già era ve– nerato da tutti, lasciava attorno frutti di perdono e di pace. La pacificazione di Arezzo· avvenne, a quanto pare, nel 1217. In quest'anno - annotano gli antichi annali aretini - furono rimessi « in buon giorno» alcuni ribelli del comune. Da due anni, infatti, c'era l'aspra discordia interna per causa della potente famiglia dei Bostoli, con ricorso alle armi, depredazioni e distruzioni. Ma il 31 dicembre

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