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432 LAZARO IRIARTE Francesco ebbe coscienza precisa di una tale m1ss10ne fin dal giorno in cui ascoltò alla Porziuncola la pagina evangelica che illuminò la sua vocazione. Il comando di Cristo ai discepoli di rivolgere il sa– luto di pace, secondo l'uso ebraico, ha per Francesco il valore di un programma. Il messaggio della pace sarà il tema centrale del suo an– nuncio del Regno (1 Cel 36: FF 382). « In ogni suo sermone - dice il Celanense -, prima di comunicare la parola di Dio al popolo, augurava la pace dicendo: Il Signore vi dia la pace! Questa pace egli ,annunziava sempre sinceramente a uomini e donne, a tutti quanti incontrava o venivano a lui. In questo modo otteneva spesso, con la grazia del Signore, di indurre i 'nemici della pace e della propria salvezm a diventare essi stessi figli della pace e des!iderosi della salvezza eterna» (1 Cel 23: 359). Nelle due Regole comanda ai frati di usare il saluto evangelico, e nel Testamento afferma: « Il Signore mi rivelò che dicessi questo saluto: Il Signore ti dia pace» (Tes 27: FF 121). Lo usa nelle lettere. E divenne così normale nelle sue labbra che, dopo la sua morte, coloro che lo invocavano si sentivano dire da lui: La pace del Signore sia con te! (1 Cel 135: FF 552). Agli inizi un tale saluto suonava come strano, anzi non manca– vano di quelli che ribattevano indispettiti, e Francesco dovette in– coraggiare i frati ad usarlo non ostante le critiche (LP 67: FF 1619). C'erano anche delle reazioni amare, come quella del lebbroso che, sentendosi salutare da Francesco: « Iddio ti dia pace, fratello caris– simo», rispose: « Che pace posso io avere da Dio, che mi ha tolto la pace e ogni bene! » Francesco si misse a curarlo con amore e lo sanò nel corpo e nell'anima (Fior 25: FF 1857). Il saluto però non doveva restare come una formula. Mandando i frati due a due per il mondo il fondatore raccomandava loro: « Annunziate agli uomini la pace» (1 Cel 29: FF 366). « Questa pace che annunziate con la bocca, abbiatela ancor più ca,. piosa nei vostri cuori. Non provocate nessuno all'ira o allo scandalo, ma tutti siano attirati alla pace, alla bontà, alla concordia dalla vostra mitezza. Questa è la vostra vocazione» (3 Comp 58: FF 1469). Lo comandò espressamente nella Regola: « Non litighino tra loro né con gli altri... Non dicano male di nessuno..., siano mansueti ed umili... » (Reg 1,11; Reg 11,10: FF 36s, 103s). Per colui che è sempre disposto al perdono e per chi ha senti– menti di pace, non ci sono nemici. Francesco scrive nella Regola I:

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