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RICONCILIAZIONE E PERDONO 429 dono per gli erranti» lo videro i frati (1 Cel 111: FF 514). Le sue ultime parole furono di perdono e di benedizione a tutti i frati, come anche a sorella Chiara e le consmelle (1 Cel 109; LP 109: FF 510, 1667). Non sapeva amare se non perdonando. Anzi questo amore, te– nero e caldo come quello di una madre, era per i frati della prima generazione come la garanzia dell'amore e del perdono di Dio. « Frate Riccerio voleva assicurarsi la piena benevolenza del santo padre Francesco; ma d'altra parte lo tormentava il timore che san Francesco lo detestasse segretamente, privandolo del suo affetto. Era convinto questo frate, assai timorato, che chiunque era amato di particolare amore da san Francesco, fosse anche degno di meritarsi la divina grazia; e che viceversa fosse degno di condanna del Giudice divino, se non fosse accolto da lui con benevolenza e amicizia... Un giorno il beato padre lo fece chia– mare e gli disse: Nessun pensiero ti tormenti, perché tu mi sei carissimo... » (1 Cel 49s: FF 408). Divenne abituale tra i frati che se qualcuno si accorgeva di aver offeso un confratello, anche minimamente, subito si gettava ai suoi piedi chiedendo perdono. E tutto finiva con il perdono vicendevole (2 Cel 155: FF 739} Santa Chiara, nella sua Regola, fece del perdono vicendevole uno dei sostegni fondamentali della dinamica interna della fraternità clau– strale (c. 9: FF 2803). E' normale che ogni istituzione tratti di premunirsi contro l'indi– sciplina, soprattutto quando i discoli minacciano il bene comune op– pure oscurano il buon nome del gruppo con la loro condotta. Fran– cesco era particolarmente preoccupato per la durezza dei frati, spe– cialmente dei responsabili, verso il confratello colpevole. Le sue espres– sioni al riguardo sono oltremodo significative: « Si guardino tutti i frati, sia i ministri e servi sia gli altri, dal turbarsi e dall'adirarsi per il peccato o il male di un altro...; Ma spiritualmente, come meglio possono, aiutiino chi ha peccato... » (Reg I,5; Reg Il,7: FF 18, 95). « In questo riconoscerò se tu ami i,l Signore e se amri me, suo servo - scrive a un superiore -, e oioè: che non ci sia alcun frate al mondo che abbia peccato quanto più poteva peccare, che dopo aver vi1sto i tuoi occhi, se ne ritorni via senza il tuo perdono, se egli lo chiede; e se non chiedesse perdono, chiedi tu a lui se vuole essere perdonato... » (LettMin: FF 235). Così il perdono diventava all'interno del gruppo degli uomini del Vangelo condizione ed esigenza del vero amore fraterno. E diventava anche testimonianza e messaggio per gli altri uomini.

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