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LAZARO IRIARTE Riconciliazione e perdono, via fracescana della pace Francesco d'Assisi visse in un'epoca che non fu un'eccezione ri– guardo al sempre fragile dono della pace, anzi visse in uno degli in– contri storici più travagliati dalla violenza. C'era la violenza politica: pontificato e impero, re e magnati, guelfi e ghibellini, e altre ege– monie. C'era la violenza sociale: mondo artigianale e mercantile di fronte al potere patrimoniale, aspirazioni comunali e dominio feudale. C'era anche la violenza per motivi religiosi: inquisizione di fronte ai movimenti evangelici, guerra degli albigesi, Cristianità di fronte all'Islamismo... Quel mondo però, in profonda crisi di transizione, sperimentò fortemente la presenza del Poverello, uomo del Vangelo, così mite, così rispettoso, che temeva di causar violenza perfino all'erba che pestava. San Bonaventura non esita di chiamarlo l'angelo ,della pace (LM Prol.: FF 1021). Tommaso da Celano, prima di lui, formulò questa costatazione: « Abbiamo visto tutti coi nostri occhi come siano trascorsi nella pace e nella quiete i tempi sino a quando è stato in vita il servo di Cristo, e quale abbondanza vi sia stata di ogni bene» (2 Cel 52: FF 638). Quale fu il suo segreto? Francesco non ebbe un programma di pace, non articolò una carta dei diritti umani, non denunciò la vio– lenza... Lanciò, sì, il suo manifesto di pace, come vedremo. Ma il suo metodo fu molto semplice: vivere il Vangelo dell'amore e del per– dono, della mitezza e della gioia, il Vangelo della fratellanza. « Laudato sì, mi Signore, per quelli che perdonano per lo tuo amore » Nel Testamento, guardando retrospettivamente i giorni della sua conversione, Francesco li vede avvolti in un mistero di amore e di

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