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436 LAZARO IRIARTE l'aver stabilito il legame salvifico tra la metanoia - penitenza/con– versione - e il frutto difficile della pace. Perdono, amore e pace anche con i saraceni Studi recenti hanno dato nuova luce sul valore, di alto significato evangelico, dei viaggi di Francesco alle terre dell'Islam; un impegno che diventa in lui quasi un'esigenza vitale. Dopo due tentativi falliti, uno verso la Siria nel 1211/1212, l'altro versa la Spagna musulmana nel 1213, finalmente riuscì in pieno nel 1219, quando la fraternità stessa, radunata in capitolo, prese coscienza del compito di iniziare un'era di evangelizzazione universale, oltre i confini della Christianitas. I due blocchi - Cristianità e Islamismo -, non solo si esclude– vano a vicenda, ma da più di un secolo sostenevano lo scontro fron– tale. Le crociate avevano fatto della lotta contro il nemico comune l'occasione dei più puri eroismi cavallereschi, al pari del martirio, anzi la manifestazione più nobile dell'amore al Salvatore: ,si lottava per i luoghi sacri dove Lui visse e realizzò la redenzione. Onde l'odio agli infedeli diventò quasi un dovere sacro. Allo sguardo cristiano di Francesco, che tutto vede alla luce del– l'amore salvifico del Padre Dio, il quale a tutti offre la sua miseri– cordia, i saraceni, come i ,cristiani, sono fratelli, anche loro oggetto dell'amore eterno di Dio. La visita al sultano Melek-el-Kamel è forse il fatto più abbondan– temente documentato della vita di Francesco. E sono due testimoni diretti, estranei all'Ordine - Giacomo da Vitry e il cronista Ernoul - a farci percepire il significato e la portata del gesto audace di quel– l'uomo insignificante che, senza altre armi che la sua fede e la sua mitezza, attraversò con un compagno le linee nemiche, si fece con– durre dal sovrano infedele e, dopo alcune settimane, rientrò nell'ac– campamento cristiano sano e salvo, anzi scortato con onore. Per realizzare una simile avventura, Francesco non porta nessuna ambasciata né di papa né di re, come si usava fare allora in casi del genere. Non va in nome di qualcuno. Il cardinale Palagio, che era ap– pena arrivato come legato del papa con un esercito di rinforzo, gli raccomandò di stare attento a non compromettere gli interessi della Cristianità. Così il Poverello va lui stesso, come uomo, come cristiano. « Sono cristiano: conducetemi dal vostro signore! », disse ai soldati del sul– tano che lo arrestarono.

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