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LA MISSIONE DEL MARANHÀO (1612-1615) 45 Deum 60 • In seguito la comitiva per la via di Rouen raggiunse Parigi (12 aprile), dove l'avvenimento ebbe una risonanza anche maggiore: basti dire che il convento dei cappuccini di Sa in t– H onor é, nel quale furono alloggiati i 6 indios del Maranhao, dovette essere presidiato dalle guardie reali per impedire alla fol– la numerosissima di penetrarvi" 1 ; i 6 indiani furono poi ricevuti a corte in udienza pubblica dal re e dalla reggente, secondo il cerimoniale del tempo, e ivi l'indio Itapucu recitò un indirizzo in lingua tu p f 62 • Sfortunatamente il clima della Francia, inadatto ai primiti– vi del Maranhao, costò la vita a 3 di essi 63 ; agli altri venne pub– blicamente amministrato il battesimo il 24 giugno 1613: scelta la chiesa del convento di Sa in t- Ho nor é, che per l'occasione fu addobbata con arazzi della corte, la cerimonia si svolse in for– ma solennissima alla presenza del re e della reggente e, ministro, l'arcivescovo di Parigi e cardinale di Retz, Enrico de Gondi 64 • Si doveva ora pensare al vero scopo del viaggio e cioè agli aiuti necessari sia alla colonia come alla missione. Più fortunato nelle trattative fu p. Claudio da Abbeville che trovò pieno ap– poggio nel ministro provinciale, p. Onorato da Parigi, che si tro– vava allora in Roma per la celebrazione del capitolo generale 65 • Infatti, mentre il Rasilly non otteneva che 300 uomini, un quinto degli effettivi della prima spedizione, p. Onorato scelse 12 re– ligiosi che, al momento della partenza, salirono poi a 18 66 , ai quali fu dato per superiore l'ardente convertito p. Arcangelo, del– la nobile famiglia scozzese Pembrok, già calvinista e poi fattosi cattolico, entrato tra i cappuccini di Parigi e segnalatosi per virtù e zelo non comuni 67 • Questi, eletto dal ministro provinciale a suo GO CLAUDE D'ABBEVILLE, Histoire de la Missfon, 336-338. 61 Ib., 338ss; Rocco DA CJiJSINALE, Storia I, 455; MARANHAO, Poranduba, 27. 62 Cf. CLAUDE D'ABBEVILLJiJ, Histoirc dc la Mission, 341. Il tupi era la lingua parlata dai Tupi n amba con qualche particolare sfumatura; esso formò la base della cosiddetta uin_qua _qeral, studiata e usata dai missionari e dai colonizzatori portoghesi nei loro rapporti con gli indios. Si veda sopra a p. 11, con relative note. 63 Furono gli indios: Ca r y p y r a, che ebbe nel battesimo il nome di Fran– cesco, P a tu a (Giacomo) e Man e n (Antonio). Cf. CLAUDE n'ABBEVILLE, I-Iistoire de la Mission, 348, 356, 359. 01 Ib., 3G5ss. Per l'occasione il Gauthier compose i;.na sarabanda ritenuta, come scrive il Malherbe, « uno dei più eccellenti pezzi che potesse sentirsi ». Cf. Rocco DA CESINALE, Storia I, 457, n.2. · 65 Da questo capitolo risultò eletto a ministro generale dell'Ordine p, Paolo da Cesena. Cf. FELICE DA MARETO, Tavole dei capitoli {Jenerali, 117. In quest'occasione p. Onorato, con l'ambasciatore di Francia presso la S. S,ede, poté ottenere udienza dal santo Padre al quale comunicò l'esito e le speranze della missione del Maranhao; il papa fu largo d'incorag-g-iamenti e concesse varie facoltà per i missionari. Cf. Roc– co DA CESINALE, Storia I, 457s. 06 Cf. R. SOUTHEY, Historia clo Brasil Il, 108; JACINTO DE PALAZZOLO, Capu– ohinhos franoeses, 17. Questa cifra non sembra tuttavia sicura e discorde è il pa– rere dei vari autori. Cf. Rocco DA CJiJSINALE, Storia I, 458; R. GALANTI, Compendio de historia do Brasil, I, 388; RocHA POMBO, I-Iistoria do Brasil V, 27; PAULA E SILVA, Apontamentos, 15; FIDELIS DE PRIMERIO, Capiwhinhos, 34ss. G7 P. Arcangelo, che spesso è detto « de Pembroc », entrò tra i cappuccini il

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