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28 DALLE ORIGINI AI PRIMI DEL SETTECENTO raggiunsero il Brasile, ovvero se furono preceduti da altri 15 . Sfor– tunatamente, della prima attività missonaria cappuccina tra gl'in– fedeli non rimangono pressoché documenti1 6 : il che avvalora l'opi– nione di coloro che, basandosi sul decreto Dudu,m siquidem che inibiva l'uscita dall'Italia, concludono con l'assenza di tale apo– stolato. Tuttavia, per collocare il problema nella sua giusta luce, bisogna tener presente che le costituzioni dell'Ordine sin dal 1536 fissano una norma disciplinare per i missionari che rimase inal– terata anche nella revisione del 1552 17 , distinguendo nettamente un doppio blocco d'infedeli: i musulmani, dominati da un fana– tismo esaltato che non rifugge dalla violenza, e gli aborigeni delle colonie spagnole e portoghesi, assai più miti e disposti a ricevere il battesimo. Ora, provato storicamente che tentativi missionari, sia pure a carattere personale, non mancarono per il blocco mu– sulmano18, non vi dovrebbe essere prevenzione circa la possibilità di tentativi anche per l'altro blocco, di più facile evangelizzazione. Le difficoltà relative ai territori dipendenti dalla Spagna, do– ve il governo sin dal 1530 aveva vietato l'ingresso ai missionari stranieri19, sembra non esistessero per il Brasile perché risulta che un decreto in tal senso fu varato dal governo portoghese solo nel 1620 20 e si hanno esempi, durante il Cinquecento, di missio– nari stranieri anche tra i francescani e i gesuiti 21 . Data la man– canza di ben definite norme circa i missionari in tal tempo, in fondo bastava che il religioso, ottenuta licenza dal suo superiore e il beneplacito della S. Sede, si trovasse un comandante di nave che offriva viaggio gratuito per spostarsi in qualsiasi regione d'infedeli e attendere al ministero che, a tenore delle costituzioni, 15 Gli autori citati alla nota 12 in generale non si pongono il problema, accet– tando la data convenzionale; tra coloro che invece se lo pongono, il Pereira e Fi– delis de Primerio sembrano volerlo positivamente escludere, mentre è ammesso, fra gli altri, da Salvatore da Sasso Marconi e Vittorio da Ceva. Si veda, rispettivamen– te: Os 1·eUgiosos capuchinhos da Bahia, 39; Capuchinhos, 23; La provincia cappucci– n-1, di Bologna I, 57; Messaggeri del Vangelo, 34s. Melchiorre da Pobladura, accen– nando al problema, sottolinea la carenza di una precisa documentazione storica. Cf. Historia generalis I, 330, n. 1. 16 Cf. AMEDEO DA VARAZZE, Itinerario, 28. 17 Cf. EDUARDUS ALENCONIENSIS, Primigeniae legislationis... textus origina/es seu ContituUones, in Liber Memorialis, 414s; MELCHIOR A POBLADURA, Historia ge– neralis I, 327. 18 Si veda alla nota 8. Rocco da Oesinale, riferendosi alla notizia data da Bernardino da Colpetrazzo e dal Boverio sulla richiesta, da parte di molti religiosi, di recarsi missionari tra gl'infedeli, scrive: « L'apostolato dimestico è fondamento dello straniero, e quanto a noi ce ne accorgiamo più presto di quello che altri possa credere; poiché non erano passati ancora otto anni dal primo spuntar dell'Ordine, che tale si apprese ai primi frati sete di martirio, da mettere a partito tutta la perizia del Fossombrone, per non veder fuggire agli Infedeli quanti erano ed ucci– dere così la congregazione nella culla ». Storia I, 43. 19 Cf. LAZARO DE ASPURZ, La aportaci6n extranjera, 216. 2 ° Cf. PIZARRO E ARAUJO, Memorias historieas VII, 195; Bullarium Ordinis VII, 223; Rocco DA CESINALE, Storia III, 700. 21 Cf. B. RoWER, A Ordem F'raneisea,;a no Brasil, 29, 32, 41; S. LEITE, Hist6ria da Companhia de Jesus no Brasil I, 560ss.

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