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508 APPENDICE II quasi di industria sono tenuti. Facilmente si mantiene o diventa cattivo chi è considerato, voluto e trattato ostinatamente come tale. Facilmente è ribelle chi è tanto ingiustamente oppresso e cade facilmente a commet– tere delitti gravi chi ad ogni istante è crudelmente punito per delitti nulli o leggeri. Del resto l'esperienza molto chiaramente prova che hanno cuore - checché se ne dica in contrario e con poche eccezioni comuni a tutte le altre nazioni - per amare e servire con fedeltà e gratitudine coloro che tengono per essi mitezza, carità e giustizia. E noi, RR. PP. e FF. carissimi, possiamo e dobbiamo più che tutti gli altri prevenire un tale abuso di libertà, il nostro zelo in istruirli ed educarli cristianamente, per un tempo discreto, prima che ottengano l'uso del loro diritto. Con che verremo a trarne conseguenze utilissime. Prima: un'opera di gran– de carità a pro di loro che fra tanti mali e crudeli e veniali ne troveran– no una misericordia che loro si stenda per scioglierli ad un tempo dalla duplice schiavitù del corpo e dell'anima. Seconda; un utile servizio a noi, di cui potremo godere senza rimorso siccome giusto ricambio del molto bene che loro veniamo di fare. Terza: il disimpegno di una parte im– portantissima dell'apostolico nostro ministero cui debbono essere singo– larmente raccomandate codeste povere anime. Quarta finalmente: esem– pio di umanità, di carità e di giustizia che daremo al secolo che tanto abbisogna, e per lo quale chissà forse giungeremo a salvare qualcuna di queste povere vittime, che tutto giorno si sacrificano a colpi di sferza e peggio. E a diminuire l'effusione di un sangue che altamente grida vendetta. O animiamoci, RR. PP. e FF. dilettissimi, nella certezza di fare cosa grandemente cara a Dio, grandemente utile ai nostri simili, grande– mente meritoria a noi. Che se non sempre vedremo le nostre speranze coronate di felice successo, ricordiamoci che Dio non premia solo l'opera buona fatta, ma ancora l'opera buona che si voleva fare. E se avremo a soffrire alcuna privazione, un grande scapito temporale - perdonatemi un pensamento indegno - ricordiamoci che non per nulla è grande la ricompensa che ci è stata promessa. Visto pertanto non potersi dare fra noi l'esistenza della schiavitù, conoscendo d'altronde che lo zelo e la carità nei loro atti devono, siccome tutte le altre virtù, essere moderati per la prudenza, onde il bene che in– tendiamo di fare non si torni cagione di male alle persone stesse be– neficate, passo a indicarvi alcune determinazioni, conformemente alle istruzioni già ricevute dai superiori maggiori, che non dubito ricono– scerete dettate per quello spirito di vera carità che tutti deve unire fra loro i figli dello stesso Padre. 1 °) E' proibita assolutamente la rivendita di qualunque schiavo e sotto qualunque ragione. 2°) Resta permessa ai PP. Prefetti o a altri superiori degli ospizi e ai missionari stabiliti in alcuna missione determinata, l'acquisizione di uno o più schiavi secondo la necessità del servizio comune ma non sarà lecito a qualsivoglia altro missionario comperar schiavi, averlo per nes– suna maniera a proprio particolare servizio entro gli ospizi a non molta distanza, senza immediata licenza del superiore,
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