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DOCUMENTI 507 menti della medesima legge acci6 la nostra voce non sia un bronzo suo– nante e noi un nulla: e affinché coloro che ancora bene non la cono– scono, vedendone in noi le pratiche conseguenze, la amino e si risolvano ad abbracciarla. Felicemente pochi sono i casi nei quali per lo stato nostro non possiamo dare un tanto salutare esempio e dire con lo stesso apostolo S. Paolo: Fratelli, siate n'ostri imitatori e ponete mente a quello che vedete operare siccome noi operiamo. Diversamente noi saremmo ri– provati dal Salvatore cogl'impostori farisei che non facevano ciò che insegnavano, o modificavano arbitrariamente la legge, fosse per un vile interesse loro proprio, 'fosse per una bassa e troppo vile e colpevole accondiscendenza altrui. Ciò posto ben potete comprendere RR. PP. e FF. dilettissimi quan– ta doveva essere l'afflizione dei nostri Superiori all'intendere come fra noi missionari apostolici di quella legge che non conosce il greco e il giudeo, il barbaro e lo scita, il libero e il servo, ma un sol uomo in Cristo: fossero accaduti fatti per i quali paresse quasi sanzionarsi da noi il non abbastanza deplorato errore di credere che vi possono essere schia– vi dei propri fratelli e ciò non per libera cessione degli infedeli al loro inviolabile diritto, non ragione di legittima punizione - soli titoli che parevano in altri tempi autorizzare un simile fatto - ma sì unica– mente per violenza, per pirateria, per la iniquità insomma di chi, con– siderandoli quasi esseri fuori di ogni legge ne fanno oggetto di nefan– dissimo commercio e di infamissimo lucro. Ben io lo so e lo sanno i Superiori che non vi possono essere sconosciute le decisioni della S. Sede che ripetute volte ha condannato una tale scelleratezza; e però né a me né ai superiori cadrebbe in pensiero che vi potrebbe essere un solo fra noi, che parimente non la condannasse altamente. Ma ciò non toglie che mentre tutti conosciamo l'ingiustissima origine della e.osa, non sieno, come diceva, accaduti fatti - felicemente pochi ~ che fanno credere si ammettessero da qualcuno benché sotto specie di bene le tristissime conseguenze. Quasi che in alcun tempo o per qualunque supposizione potesse tornarsi buono ciò che è intrinsecamente male; o potesse pre– scriversi contro il naturale diritto. Se è colpevole quello che ritiene l'al– trui, siccome colui che lo ruba, dello stesso modo è colpevole quello che ritiene in schiavitù il fratello siccome colui che lo fece schiavo a prin– cipio, da parte ogni illusione per quanto si voglia seduttrice, giacché nemmeno la compera che se ne fa può trasmettere al compratore un diritto che l'iniquo venditore non aveva. La sola ragione che parerebbe di alcun peso per coonestare la esistenza fra noi di servi nella condi– zione di schiavi, è l'abuso che probabilmente farebbero molti della liber– tà ottenuta per essere purtroppo questi infelici di poca o nessuna reli– gione, di educazione bruta e proclivi in ogni maniera di vizi. Ma se si rifletta che fotto questo non può conferire giurisdizione alcuna in loro, e che è grande attentato arrogarsi il diritto di spogliare il nostro simile di un dono che Dio a tutti concesse e a tutti mantiene, nonostante l'abuso che tutto di sè ne fa contro lui stesso, facilmente si vedrà di quanto poco peso sia la detta obiezione e quanto sia illusoria quella pietà che sembra dettare. Ed è a notarsi che la tanto asserita pessima indole degli sventurati, la loro incorreggibilità, e che altro si dica, non è tanto da loro quanto dal disprezzo, dall'ingiustizia, dai barbari modi con che sono trattati che si deve ripetere e dall'abbruttimento in che generalmente e direbbesi

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