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DÒCUMENTl 499 Le lor o id e e religiose. - Essi riconoscono in confuso un Ente supremo che chiamano Queggiahora, ma per essere di un intelletto stupido ed incapace di raziocinio non gli danno culto alcuno, né fanno alcun atto religioso. Non avendo né leggi né morale, non hanno perciò cognizioni delle virtù e del vizio, né del bene e del male morale - Peccatum non cognovi nisi per legem: Rom. 7, 7 - se non forse oscuramente, dal che troppo chiaro apparisce l'insufficenza dell'umana ragione senza il lume della fede che unicamente può illuminare il nostro intelletto al grand'uo– po per cui l'uomo fu creato - erat lux vera quae illuminat omnem... - Essi ammettono l'immortalità dell'anima e credono che dopo la morte gli spiriti esistono egualmente tra essi, ma in modo invisibile e tengono pure un'idea confusa del premio e del castigo futuro. Caso curioso su una opinione dei suddetti. - E' curioso il caso seguente: Mi raccontò il suddetto P. Lodovico che due anni sono - fa - udì un romore di voci alterate e confuse come di gente impaurita per un improvviso assalto. Erano le 10 della notte, il cielo sereno, le stelle briglianti. Solo la luna negava la sua luce. Uscito fuori di casa vidi poco lungi una quantità di Camacans affannosi e timorosi e preparatisi alla difesa. Dimando cosa fosse a cui risposero: e non ve– dete padre il grande castigo che ci minaccia l'oscurità della luna? Indi gli dissero che la luna era il luogo dove si' riuniscono tutte le anime dei defunti a cui presiedeva Queggiahora - ente supremo - e che la loro moltitudine faceva oscurare la luna. Là chiamate ed unite, dissero che indi sarebbero spedite in basso per entrare nei corpi di fiere e di ser– penti onde uccidere e divorare i viventi criminosi. Il P. Ludovico pro– curò di acquietarli assicurandoli che nulla vi era di che temere essendo quello un effetto naturale e periodico, cioè un eclisse lunare. Essi non intendevano e non gli credevano per le loro antiche prevenzioni e sta– vano tuttora timorosi e sulle difese. Gli riuscì di condurli in casa per spiegare loro materialmente il fenomeno. Prese una candela accesa, indi 2 corpi rotondi e facendoli circolare uno ombreggiava più o meno l'al– tro e spiegata in tal modo la cosa, li ha disingannati ed acquietati. Modo rispettoso con che seppelliscono i de– ! un ti . - Essi rispettano molto i cadaveri e lì seppelliscono con toc– cante dimostrazione. Morto uno di loro, il parente più prossimo va pian– gendo nei fianchi del defunto e con voce tenera e lacrimosa gli domanda ciò che l'amore e il dolore gli suggerisce. Poco dopo va un altro parente e fa il medesimo, indi tutti i circostanti, ognuno dei quali esprime la doglia che prova e nel cui pianto simultaneo continuano per 5 o 6 ore. Frattanto si scava il sepolcro che viene tutto foderato con iscorze di le– gno e con frondi. Il cadavere steso viene involto in tali scorze, indi de– posto con delicatezza e silenzio nella sepoltura, e depoi coperto con fron– di e infine con terra. E allora la comitiva si ritira triste e silenziosa. Uno dei parenti resta ivi armato alla ciistodia del sepolcro per impedire che qualche fiera venga a scavare e divorare il cadavere, come, talvolta, accadde; il che si continua per 9 o 10 giorni dandosi la muta, nel cui intervallo vengono sempre altri a rinnovare i loro pianti e gemiti come se parlassero all'anima del defunto che credono ivi presente. Alcuni ar– rivano a mangiarsi la carne del medesimo per questo motivo che avendo in sé una parte della sostanza del defunto credono di avere la continua presenza del suo spirito.
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