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496 APPENDICE II « Forao tao extraordinarios e admiraveis - diz o Arcebispo da Bahia, em hum officio que me dirigio em data de 21 de Outubro do anno findo - os fructos da primeira missao, que abrio na Prov. de Sergipe o Padre Cap. Ital. Fr. Candido de Taggia, que enviei a dita Provincia, movido das instancias da respectiva Assemblea Provincial, que nao hesi– tou esta na sua ultima sessa.o dar hum exemplo tanto mais edificante, quanto raro e desconhecido em huma epoca em que se avalia a felicidade de hum Povo, nao pelo maior o minor grao de sua moralidade, mas pelo maior o minor progresso de seus melhoramentos materiaes, decretando a erecçao de hum Hospicio de iguaes lViissionarios e os fundos neces– sarios, que devem dar começo a esse novo e importante viveiro de mis– s6es». 41. Il prefetto apostolico di Baia, p. Samuele da Lodi, manda al pro– curatore dell'Ordine una relazione sugli indios della comarca di Ilhéus, catechizzati da p. Ludovico da Livorno. Baia, 10 marzo 1845. Da Libro Mastro: AQB, Fonti mss., 1/I, 67-76. Re.mo Padre: Il tanto benemerito P. Ludovico da Livorno, uomo ve– ramente apostolico, il cui nome è ripetuto con lode e con tenerezza nel– l'Italia e nel Brasile, sortito poc'anzi dai suoi luoghi si fermò due mesi in questo ospizio ed io mi prevalsi di tale occasione per avere dal me– desimo tutta la cognizione sopra i selvaggi indigeni che abitano nelle foreste della comarca di Ilheos appartenenti a questa vasta provincia e prefettura di Bahia, essendo già 27 anni che ivi dimora. Io posi tutto in scritto, ed ora mi faccio un dovere di darne a V. P. Re.ma una esatta relazione lusingandomi che le tornerà gradita. Parlerò prima dei costu– mi, indi delle idee religiose e dipoi del linguaggio dei selvaggi suddetti i quali abitano tra i due fiumi chiamati l'uno Rio Pardo e l'altro Taipé, terreno coperto solo di selve e boschi ancora vergini, di monti e valli paludosi, largo circa 200 miglia e lungo più di 300. Ivi esistono 4 tribù, cioè di Camacans, di Botechudos, di Patax6s, di Mongoi6s. L o r o c o s tu mi . - Tali individui appartengono bensì alla stirpe umana, ma sono tanto ottusi e meschini nelle facoltà mentali,, che nei loro costumi e modo di vita sono ben poco dissimili dai bruti, cosicché si potrebbero chiamare bestie umane. Ecco cosa è mai l'uomo senza la scorta della religione, ecco cosa vale la tanto ricantata ragione senza il lume della fede. Ah e perché non vanno certi minuti filosofi moderni in quelle selve per disingannarsi coll'evidenza dei loro massicci errori cui l'istessa ragione condanna, condanna pure l'universale credenza che nacque gemella col mondo? Essi si cibano di caccia, volatili e quadrupe– di, di pesca e di frutta che trovano nei boschi, e senza aver ore fisse per mangiare prendono cibo più o meno in qualunque ora lo trovano senza mai guardarlo per l'indomani. Essi sono quasi sempre erranti e girovaghi e al più si fermano pochi giorni nel medesimo luogo se loro aggradisce, nel qual caso allestiscono in breve alcune capanne se pure non trovano ivi alcuni alberi folti che servono ottimamente di tetto. Le loro azioni sono dirette al solo istinto naturale comuni a tutti anche ai bruti che si riduce a tre cose: conservarsi, difendersi e moltiplicarsi. Questo modo di vita comune a tutti i selvaggi, si perpetua nei figli la cui educazione ·consiste nella sola imitazione dei padri e le figlie nell'imitare le madri.
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