BCCCAP00000000000000000000920

AMBIENTE ETNOGRAFICO E AMERINDI 7 <lamentali assai differenziati tra loro e cioè: il portoghese, conquistatore e colono; il negro africano , tenuto per secoli in dura schiavitù; e l' aborigeno a meri ca no, così definito con parola comprensiva, ma a sua volta atteggiato in multipla gamma di tribù o confederazioni di tribù di origine diversa e spesso in contrasto tra loro 10 • Pur tenuto conto del debito rilievo che, agli effetti del nostro studio, meritano i due primi elementi, maggiore importanza as– sume il terzo che attirò i più grandi sforzi dei missionari e la cui evangelizzazione costituì il fine principale della loro missio– ne; perciò richiameremo qui alcune idee generali sull'etnografia degli autoctoni brasiliani, utili per la comprensione di quanto ver– remo in seguito esponendo. Secondo studiosi tedeschi come lo Schurtz 11 , il Sellin 12 , lo Jann 13 e altri, gli amerindi del Brasile al tempo della scoperta portoghese appartenevano nella loro grande maggioranza a due distinte famiglie di popoli : i cosiddetti Tap u i a s ( « straniero », « barbaro », « nemico ») e i Tu p i ( « coraggioso », « valoroso » ), diversi non solo per caratteri somatici e razziali, ma per il dif– ferente ceppo linguistico e grado di cultura raggiunto 14 • I Tap u i a s erano dei puri nomadi e non conoscevano an– cora l'uso dell'amaca 15 ; vivevano in piccoli raggruppamenti, cia– scuno con lingua propria generalmente incompresa dagli altri gruppi; usavano frecce avvelenate e praticavano eventualmente l'antropofagia 16 • Loro vitto ordinario erano frutti selvatici, ver– mi, insetti e, in mancanza di meglio, semplice terra 11 • Dormivano sdraiati sul terreno e solo alcuni gruppi usavano della stuoia; 10 Questa divisione evidentemente rispecchia le razze fondamentali, prescin– dendo dai vari incroci che ne derivarono di m a m e 1u c o s , m u 1a t o s e in genere mesti ç o s, come anche di gruppi asiatici (giapponesi) più tardi immi– grati. Cf. RoCHA POMBO, Historia do Brasil II, Rio de Janeiro 1906; A. RAMOS, ln- troduçao a cr,ntropologia brasileira, voll. 2, Rio de Janeiro 1943. · 11 Katechismus der Volkerkiinde, 254-62 12 Das Kaiserreich Brasilien, I, 76-101. 13 Candidus Sier1;0, 65s, n.2. 14 La divisione degli aborigeni brasiliani nelle due grandi famiglie dei Tupi e dei Tap u i a s non è però accolta da tutti; si vedano in proposito le idee di Couto de Magalhaes, Karl von Martius, Paul Ehrenreich e altri raccolte da S. FR6Es ABREU, Na Terra das Palmeiras, 89ss. Alcuni studiosi collegano i due ceppi dei Tap u i a s e dei Tu p i rispettivamente alle razze malese e cino-giap– ponese. Cf. ADRIANO DA ZANICA, Tra gli indi, 154. 15 L' a 111 a ca, sorta di letto pensile generalmente formato da rete o stuoia, indica un ciclo culturale già abbastanza progredito; il termine, che vien dallo spa– gnolo .ha ma ca, trova in Brasile il suo corrispondente in « rede » (rete). Cf. Pc– queno Dioionririo Brasileiro, 1041. 16 Quest'uso sembra avesse luogo soprattutto con i nemici catturati in guerra per la credenza che, con simile g·esto, potesse accrescersi il proprio valore; non mancano però autori che dànno ad esso larga estensione includendosi, t;a le vitti– me, parenti e amici. Cf. J.C. DE ABREU, Capitulos, 11. 17 Uno dei primi missionari del Maranhao, p. Ivo da Evreux·, parlando de– gli indios T ab a j ara s, scrive: « Ho visto più volte dei bambini tenere in mano una palla di terra e succhiarla e mangiarsela come i fanciulli di Francia fanno con le mele, le pere ed altri frutti». Cf. YVES D'EVREUX, Suitte de l'histoire, 76.

RkJQdWJsaXNoZXIy NDA3MTIz