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PREFETTURA DI RIO DE JANE'.IRO 367 la facilità con la quale i missionari accettavano incarichi di par– rocchie. Quest'ultima eventualità, a prescindere dalla più accen– tuata scarsezza di clero nelle regioni interne, era determinata dalla necessità che il missionario ambulante avesse un qualche punto d'appoggio; se si pensa alle migliaia di chilometri che se– paravano i missionari (dispersi per il Mato Grosso, il Goias, il Pa– rana e altre province) dall'ospizio di Rio, è agevole convincersi come una cura d'anime, con propria sede, rappresentasse in molti casi non un diversivo, ma una vera esigenza". Generalmente, anche in queste provvisorie sistemazioni, il missionario continuava il ministero ambulante mantenendo la re– sidenza solo nel periodo delle piogge; per la maggior parte del– l'anno egli era in moto sulle piste del se r tao, o in vere e 'pro– prie « missioni » popolari, ovvero percorrendo il vastissimo ter– ritorio della parrocchia in una forma ridotta di missione, detta « desobriga » 6 • Spesso il vescovo diocesano se ne avvaleva anche per la visita pastorale, facendosi da esso accompagnare e affidan– dogli la relativa predicazione7, oppure munendolo delle debite fa– coltà e incaricandolo direttamente della visita in sua vece. Vi furono casi in cui i missionari divennero il braccio destro dei vescovi reggendo, come suoi diretti rappresentanti, parte della circoscrizione ecclesiastica in qualità di vicari generali e visitatori permanenti; così i pp. Antonio da Molinetto e Mariano da Ba– gnaia nel M:ato Grosso, Savino da Rimini e Paolino da Fognano nel Goias, Gaetano da Troina nel Rio Grande do Sul, e altri 8 • 2. ALCUNE FIGURE CARATTERISTICHE I primi missionari di Rio furono gli stessi commissari gene– rali che alle molteplici mansioni del loro ufficio seppero abbinare " In. questo senso i vescovi diocesani videro talora meglio degli stessi com– missari generali ai quali, per il fatto di risiedere a Rio de Janeiro e quindi di tro– varsi con limitata esperienza di ambiente e condizioni locali, sfuggiva molte volte la complessità del problema e l'esatta cognizione delle necessità del missionario. " Questa forma d'apostolato, di cui non mancano esempi anche nel secondo Impero, divenne caratteristica nel periodo successivo e cioè ai tempi della Repub– blica e consisteva nel visitare, possibilmente ogni anno tutti i piccoli centri della parrocchia per dar modo ai fedeli dispersi di udire qualche volta la parola di Dio e ricevere i sacramenti. Etimologicamente desobriga viene dal verbo desob-rigar («disobbligare») e cioè « far sì che i fedeli si disobblighino dal precetto pasquale mediante la sua osservanza». Il termine venne poi a indicare anche l'annuale passaggio del sacerdote. Dando la ragione di questa forma di ministero, p; Savino da Rimini scrive: « I vescovi sono pochissimi: è difficile trovare un Prelato che ab– bia potuto fare la visita pastorale di tutta la diocesi. Le parrocchie sono vastissi– me: abbracciando un territorio più vasto di cinque o sei vescovadi d'Italia. A provve– dere pertanto ai bisogni spirituali di tanti cristiani, sparsi qua e colà e che non possono vedere faccia di vescovo o di parroco, nè ricevere sacramenti, la Chiesa, sempre madre amorosa, ordina ai parroci che, dopo compiuta la cosiddetta « deso– briga » nella città di loro residenza, si rechino nell'interno, nei luoghi abitati, in Ville, Fazende, per compierla regolarmente, ivi trattenendosi secondo il bisogno». Cf. Tra i selvaggi dell'Araguaya, 204. 7 La documentazione in proposito è larghissima; si veda, per citare qualche esempio, ACRJ, C: 2/I, 6-10; 3, III, 3-10; F: 2/I, 2-9; 4, I, 4-5; P: 1/III, 1. 8 Cf. ACRJ, A: 3/II, 5-7; C: 2/I, 8; M: 1/I, 18; S: 1/I, 2.
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