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342 CATECHESI INDIANA delle cause di questo parziale fallimento dell'azione missionaria va ricercata, oltre che nella scarsezza del personale, in taluni er– rori di metodo, come, ad esempio, una certa facilità nel confe– rire il battesimo, un'inadeguata organizzazione di collegi che ri– solvessero radicalmente il problema indiano col preparare le gio– vani generazioni interamente civilizzate, un prematuro abbando– no delle catechesi imputabile a diverse ragioni, una insufficiente protezione delle stesse catechesi contro invadenze esterne turbanti il loro pacifico sviluppo; infine la troppo grande dispersione dei nu– clei catechetici e il conseguente isolamento dei missionari che diffi– cilmente potevano aiutarsi a vicenda in casi di malattia ovvero per procurarsi mezzi od anche per concedersi un legittimo perio– do di riposo, erano costretti ad abbandonare a se stessi i primitivi per periodi più o meno lunghi, con evidente danno per la loro formazione. Ovviamente, non mancò neppure il peso di difficoltà ambien– tali, inerenti alla catechesi stessa come, ad esempio, l'indole indo– mita dei selvaggi, e il loro congenito nomadismo, la durezza e insalubrità del clima che poteva colpire il missionario ovvero gli indios con febbri e morbi contagiosi, le siccità e conseguenti care– stie che risospingevano i primitivi alla foresta in cerca di vitto, infine la lotta esasperata condotta dai re g a t 6 es. Ma la causa principale e determinante del parziale fallimen– to di tanti generosi sforzi dei missionari va collocata nel muta– bile indirizzo della politica imperiale su cui venne a gravare l'ipo– teca massonica, rappresentata da vari influenti uomini di governo avversi alla catechesi religiosa. Anzitutto l'invadente politica re– galista del governo troppo spesso manovrò i missionari a suo pia– cimento, considerandoli alla stregua di funzionari e spostandoli facilmente da un luogo all'altro: ciò determinò instabilità e pre– carietà in molte catechesi e alla fine ne segnò la morte. Ma, più grave ancora agli effetti del vasto programma d'in– civilimento, fu la lentezza con cui il governo passava gli aiuti necessari e promessi, quando, per il mutare dell'indirizzo politico col mutare degli uomini responsabili, non li sospendeva affatto. Giustamente p. Giacinto da Palazzolo, dopo aver affermato che i missionari avrebbero potuto, indubbiamente, « fare di più» e « fare di meglio», soggiunge che « è pure certo che ad essi non è imputabile la colpa» ; e riportato il Memoriale del commissario generale, p. Fabiano da Scandiano, indirizzato all'imperatore e da noi già esaminato più sopra 133, aggiunge: « Se altre prove non esistessero, la storia dell'aldeamento di Itambacuri in Minas Gerais basterebbe da sola a dimostrare come le remore e difficoltà [frapposte dal governo] incidevano sul pro– gresso e sviluppo della catechesi rendendo inutile, in molti casi, lo sforzo eroico dei missionari che, già nei primi anni, erano costretti 133 Si veda a p. 222s.
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