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LE CATECHESI DEL NORD 317 in un nulla di fatto per il peso delle tradizioni ancentrali, gelosa– mente custodite dai vecchi. Si tratta quindi di un tentativo che, condiviso anche da altri missionari di questo periodo, come p. An– tonio da Gangi14, Savino da Rimini15, Antonino da Reschio 1 " e da altri17, avrebbe potuto avere conseguenze largamente benefiche, se il governo l'avesse appoggiato fornendo i mezzi necessari. Allo stesso criterio è informato l'istituto-colonia di S . I z a - bel , fondato da p. Fedele da Fognano nel 1873 sempre nella provincia di Pernambuco. Quasi a complemento dell'i~tituzione di Bom Conselho, « S. Izabel » si riprometteva l'educazione dei bam– bini maschi, in prevalenza orfanelli dell'interno di Pernambuco, ma con aliquote di piccoli indiani tratti dalle tribù dei Guajajaras, Cherentes, Apinagés, Caiap6s, e altre. Finanziata dal governo, la colonia prese grandi proporzioni richiedendo contemporaneamen– te l'opera di tre-quattro missionari; il governo, come proprietario, vi teneva un suo funzionario, ma la direzione dell'istituto e quindi il suo andamento e sviluppo, con tutte le responsabilità che ne con– seguivano, ricadeva sui missionari1 8 • P. Fedele rimase alla testa della colonia per 18 anni e cioè dalla sua fondazione al 1891, quando gli subentrò nell'ufficio p. Cassiano da Comacchio; questi tenne la direzione solo per tre anni perché nel 1894 il governo della Repub– blica la toglieva ai missionari per affidarla a laici; altri missionari che lavorarono in « S. Izabel » furono i pp. Clemente da Leonessa, Antonino da Albano, Francesco da S. Filippo, Girolamo da Mon– tefiorito e alcuni fratelli laici 19 • Nel 1886 la colonia presentava un imponente complesso d'ope– re; la scuola contava 150 alunni dai 6 ai 20 anni con una buona aliquota di figli degli indios; l'insegnamento abbracciava i primi rudimenti, completandosi con nozioni di storia, geografia, aritme– tica, geometria, lingua francese e portoghese; e inoltre il canto. Grande importanza si annetteva all'apprendistato essendo tutti gli alunni obbligati a imparare un mestiere, come quello del falegna– me, fabbreferraio, calzolaio, sarto, ecc., oltre a quello fondamen– tale del buon coltivatore; inoltre avevano luogo esercizi fisici e non mancavano nozioni sull'arte militare, dato che il governo vi reclu– tava volentieri dei giovani per l'esercito. Tra le numerose costruzioni figurava al centro la chiesa di S. Elisabetta; intorno ad essa si estendevano fabbricati e locali 14 Cf. Anal.O.F.M.Cap. 3(1887) 241. '" Cf. SAVINO DA RIMINI, 2'ra i selvaggi dell'Araguaya, 112s. 10 Su questo missionario, di cui parleremo più avanti, si veda in AùRJ, A: 3/VI, 1-45. 1 7 S,i veda a p. 291. 293. 313. 18 Cf. Anal.O.F.M.Cap. 1(1885) 146. 10 Cf. FIDELIS DE PRIMERIO, Capiwhinhos, 324. Molti documenti relativi a S. I z ab e I si conservano in ACP, VII, e APE, IV, VI, VII, VIII, inoltre nei Relat6rios annuali, presentati da] missionario direttore della colonia, che furono ge– neralmente stampati; notizie varie si trovano in Anal.O.F.M.Cap. 1(1884-85) e ss, e nei Relat6rios annuali del presidente di Pernambuco e del ministro dell'agricol– tura del governo imperiale.
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