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LE REGIONI CEN'.i'RALI 291 trai con loro in questa popolazione di S. Joaquim de Jimimbu, di cui sono parroco. R.mo Padre, non si può immaginare le lagrime che io e loro spargemmo nel giorno in cui sbarcammo... Essi s'ingi– nocchiarono tutti e baciandomi chi i piedi, chi il cingolo, chi l'abito, chi le mani, tutti gridavano: - Evviva il nostro Padre! egli è vera– mente il nostro padre e la nostra madre che, con travagli e rischi, fu dietro a noi per liberarci da tanto patire e soffrire nei boschi » 82 , P. Sigismondo, nonostante l'estrema povertà di mezzi in cui si trovava, ideò un notevole piano di catechesi che, attuato, avrebbe dato largo impulso alla civilizzazione indiana sull'Araguaia, ma non trovò appoggio in chi avrebbe dovuto aiutarlo. Il 25 febbraio 1859 scriveva al commissario che stava per aldeare altre « tre o quattro tribù di gentili Chavantes », ma che gli occorrevano mezzi e 4 missionari: « Sulle rive di questo fiume vi è una quantità ster– minata di indios: C ha van te s , Cara j a s, Cara g i ari, C ha mb i o a s, Tap i r a p é s, C ha va i r é s e altri molti il cui nome non ricordo»; con mezzi e personale si sarebbero ottenuti larghi risultati, e ciò urgeva perché il momento sembrava ormai favorevole, data la disposizione delle varie tribù. Ma il missiona– rio si lamentava che, dopo 14 anni da che si trovava lontano e sperduto sull'Araguaia, dopo aver costituita una popolazione di più di 500 anime e ridotte 3 aldee di primitivi pagani alla fede, per mancanza di mezzi fosse ancora costretto a celebrare in una ca– panna, senza chiesa e altre opere necessarie alla missione, mentre il governo non dava gli aiuti promessi e il poco che riusciva a raggranellare spariva come una goccia d'acqua nel mare per man– tenere il piccolo internato di indianetti che aveva costituito 83 • Più tardi, a partire dal 1863, la colonia di « S. Joaquim de Jimimbu » mutò il nome in quello di S . J osé de J imi mb u per essere stata spostata un poco più a valle. dal geografo ed etnologo brasiliano Couto de MagalhaesM ; qui p. Sigismondo rac– coglieva i suoi Chavantes e alla fine riusciva a costruire la chiesa, mentre nella località precedente mantenne aldeate due tribù di Cara j a s . S a o J osé , per la sua posizione e le costruzioni che il missionario vi poté realizzare, assunse un aspetto migliore di quello di S. J oaquim, ma la caratteristica maggiore rimase quella di vedere un popolo di giganti (quali erano appunto i Chavantes) ubbidire come bambini al missionario che per la sua bassa sta– tura ed estrema magrezza appariva, di fronte a loro, quasi un 82 ACRJ, S: 2/I, 12. Dalla lettera risulta che il missionario aveva incomincia– to a fabbricare la chiesa, ma si trovava senza mezzi. 83 ACRJ, S: 2/I, 4. (Questa lettera si trova spostata per errore; dovrebbe essere collocata dopo il doc. 13). 8 4 Nella Revista do Instituto Historico e Geographico do Brasil (LXXIII, 293) è detto che il fondatore di « S. José de Jimimbu » fu Couto de Maga1hiles; si tratta però di trasferimento di S. Joaquim de Jimimbu e non di nuova fondazione. Cf. Aristedes de SouzA SPINOLA, Relatorio... à Ass. Leg. Prov. de Goya:. no dia 1 ° de junho 1879, Goyaz 1880, 24. Le tribù Cara j a s, sempre assistite da p. Sigi– smondo, rimasero però nelle loro sedi primitive.
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