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276 CATECHESI INDIANA già raggiunto un centinaio di alunni e una ventina di questi, tutti indianetti, costituivano un corpo bandistico di fisarmoniche che, per le sgargianti uniformi e il ricco repertorio di pezzi appresi, destava la meraviglia di tutti i visitatori1°. Sfortunatamente verso la fine del 1856 sopravveniva una grande siccità seguita da una incursione di cavallette e gli indios, « acossados por urna grande fomeria », in gran parte si disper– sero11. P. Mariano, che in quei mesi soffrì duramente tanto da temere a volte di perdere la ragione 12 , si portò a Rio de Janeiro in cerca d'aiuti, ma anche sperando di ottenere qualche altro mis– sionario. Ritornava l'anno dopo in compagnia di p. Angelo da Ca– ramanico13 che lasciava a Bo m Con se 1 ho, mentre egli pro– seguiva per Cuiaba volendo ragguagliare il vescovo sul suo viag– gio e sui disegni che andava meditando per un allargamento della catechesi. Già nel maggio del 1852 egli aveva formulato un pro– gramma di assistenza alle numerose tribù del distretto di Mi– randa, disperse e vaganti sulle rive del Paraguay e costituenti un nucleo di forse 3.000 primitivi1 4 ; dato che a Bo m Con se 1 ho poteva ora restare p. Angelo da Caramanico, il vescovo nominò p. Mariano parroco di Miranda e vicario foraneo di tutto il Baixo Paraguay munendolo delle facoltà e dell'autorità necessaria per intraprendere la sua nuova missione indiana. Il missionario raggiungeva M i r a n d a nei primi mesi del 1859 e qui doveva restare sino alle prime avvisaglie di guerra con il Paraguay e cioè per un fruttuoso sessennio d'attività, co– ronata da molteplici realizzazioni. Naturalmente egli si occupò anche della parrocchia che era da anni vacante non solo per la scarsezza di clero, ma anche per il clima orribile e le febbri ma– lariche che imperversavano nella zona; tuttavia il suo zelo lo 10 ACRJ, M: 1/I, 13. Notevole in questa lettera del 1 ° gennaio 1854 il fatto che già si parla di difficoltà con lo stato confinante del Paraguay; sono i pro– dromi che daranno poi origine alla guerra del 1865-1870. 11 ACRJ, M: 1/I, 16: lett. al commissario generale in data 6 dicembre 1856. La frase in portoghese, difficile a rendersi in italiano nel suo senso genuino, si può tradurre con un « risospinti (con l'idea di persecuzione) dalla grande carestia (fame) ». Il presidente delJa provincia scriveva che, « per una fatalità da tre anni i raccolti sono quasi nulli »; tuttavia la dispersione degli indios non poteva ormai incidere sul grado di civiltà da essi raggiunto: « Nao ha alias motivo de receiar que esses indios voltem a vida selvagem: ajustao-se com os particulares para serviços de roça ou de navegaçao fluvial, e tenho tirado muito proveito de huma porçao delles, que mandei alistar em huma companhia de canoeiros e que ha dous annos guarnecem as canoas empregadas no trasporte de gente e de muniç5es de guerra e de boca ». Cf. Augusto LEVERGER, Relatorio do Presidente da Provineia de' Mato Grosso, Cuiaba 1856, 18. 12 Merita di esser sottolineato questo fatto perché, unitamente alle sofferenze della prigionia sotto Solano Lopez, incise fortemente sul complesso fisico-psichico del missionario determinandone, come vedremo, il crollo finale. 13 Della provincia degli Abruzzi, giunto in Brasile nel 1853. Con p. Angelo doveva recarsi nel Mato Grosso per la catechesi indiana anche p. Girolamo da S. Colomba, che si trovava allora nella provincia di S. Paulo predicando missioni ed esHcìtando funzioni di parroco in vari luoghi; ma quest'ultimo ottenne di ri– manere in s. Paulo. Cf. FIDELIS DE PRIMERIO, Capuchinhos, 286s. 14 Cf. ACRJ, M: 1/I, 11.
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